Solo bagaglio a mano

Ai miei lettori
Quest’anno ricorre l’anniversario del primo grande processo alla mafia siciliana ( 1986): per contribuire a ricordarlo mi piacerebbe presentare qualche bella testimonianza che ho letto in proposito, ma è un obiettivo che richiede tempo. Intanto, su tutt’altra tematica, propongo un libro tascabile e ricco di spunti: “Solo bagaglio a mano”.
Solo bagaglio a mano

In Corea del Sud, il giornalista di “Repubblica” Gabriele Romagnoli si è sottoposto ad un esperimento: è stato al proprio funerale e, nel corso di una intera giornata trascorsa nel buio e nell’isolamento, ha imparato qualcosa che gli ha permesso di vivere meglio quando, 24 ore dopo, è tornato al mondo. Il libro “Solo bagaglio a mano” racconta questa esperienza.

L’Antefatto

Nella Corea del Sud, che detiene il record mondiale dei suicidi ( 33 al giorno), alcune grandi società (Samsung ed Allianz sono fra queste) hanno creato un’organizzazione, la Korea Life Consulting, con un obiettivo fondamentale: la Korea L.C. si impegna ad organizzare una giornata in cui i dipendenti delle società finanziatrici sono chiusi in una bara a dire addio a se stessi, nella speranza che poi non lo facciano veramente.

Romagnoli va a da Seul a Naju, sede dell’organizzazione, entra nell’edificio, completa una serie di preliminari ed è condotto nei sotterranei, dove viene fatto sdraiare nella “sua” bara, di cui vede scendere il coperchio. Poi tutto tace per un giorno.

Nel libro, Romagnoli racconta quello che ha pensato e imparato mentre era “morto”. Io ne ho tratto due-tre episodi significativi.

La metafora della duffel bag

Romagnoli cerca di trarre qualche conclusione esistenziale dai suoi tanti viaggi, partendo dal principio: “grande viaggiatore, piccolo bagaglio”.

Esordisce con alcune osservazioni pratiche per arrivare ad una conclusione filosofica .

Visto che la vera conquista è riappropriarsi dello spazio e del tempo, chi viaggia con il solo bagaglio a mano non deve cadere nella trappola degli organizer: sono suddivisioni pensate da un’altra mente, mentre ognuno deve usare la propria, perché: “Domani potresti voler provare ad essere altro e altrove. Portando con te chi conta e quel che conta” .

Cosa che i ragazzi dell’Erasmus sanno bene.

SoloBagaglioMano Gabriele RomagnoliIl giornalista è convinto – e su questo ho qualche dubbio – che nel corso del viaggio si debbano eliminare le certezze, in considerazione del relativismo delle cose umane: la duffel bag, vuota, occupa lo spazio di una maglietta, anche se ne può contenere due decine, ed è la metafora del relativismo applicato alla valigeria.

Ma è anche un modo di agire: significa conservare un lato flessibile, adattarsi a quello che non si era progettato, dato che il viaggio e la vita sono imprevedibili.
Certo, se la duffel bag è caricata in stiva, si corre il rischio di andare a reclamarla all’apposito sportello, ma “Perdere qualcosa, perdersi, è davvero un guaio? O un’occasione?”

Lost is found: perdere diventa necessario

Per sostenere la sua tesi, Romagnoli parte dai macrosistemi e fa l’esempio di Rotterdam, dove un terzo degli abitanti ha meno di 28 anni ed Erasmus è un sistema di vita, aperto a 160 nazionalità.

Rotterdam, rasa al suolo dai nazisti, è la città progettata nel segno del “qui e ora”, la città dalle linee perfette, lungo cui corrono i trasporti sopra e sotto le strade.
La città rinata nel segno del design, dell’architettura innovativa e delle fibre ottiche.

Dopo le rovine della guerra, ha avuto la possibilità di ripartire da capo, secondo l’idea di una ricostruzione permanente: “Come tutti noi, no?”, nota Romagnoli, “(…) Conta soltanto quel che ancora può essere.” (pag45)

Rotterdam

Rotterdam. Foto di Vincent_AF: https://flic.kr/p/6tMpz5

L’amore per Rotterdam non è in contraddizione con quello per Sarajevo, che ha subito l’assedio più lungo della storia moderna ( 1000 giorni ) eppure è ancora viva, con i fiori sulle facciate delle case ridipinte, le lapidi nella zona collinare, i tram dalla “schiena spezzata”.

Per insegnarci che cosa ?

“Che è possibile perdere, anche tutto, e continuare . Che la più lunga delle notti ha una fine: se l’ha avuta, la riavrà”. E questo vale per le città, ma anche per gli uomini.

Ricordati di non ricordare

Romagnoli parte dal principio . “Fidati della tua memoria. E dopo averlo fatto, essù, fai uno sforzo ancora: sparale.” ( non al cuore, ma qua e là).

L’autore argomenta così: perdere i ricordi ci spaventa, per questo li proteggiamo, convertendoli in memoria digitale, i cui strumenti sono in ogni caso “oggetti” e come tali possono essere smarriti. Anche la “nuvola” può dissolversi. Ma noi, finché ci siamo, possiamo ricreare sia il nostro universo che la nostra “nuvola”.

Ad esempio, invece di rivedere qualcosa che abbiamo immagazzinato, possiamo ricercarla, sfogliando un libro di carta, e facendolo “ri-leggerai altre frasi, ti re-innamorerai di parti che non avevi notato, alla fine ri-tornerai dove volevi arrivare, ma avrai fatto un percorso. Il mondo è quel libro: opportunità, trabocchetti e traguardi.” .

A questo punto, spero di avervi dato gli spunti giusti per continuare da soli….

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