1944: nella Sicilia occupata dagli alleati, era entrata in vigore la legge Gullo (comunista, ministro dell’agricoltura del governo Badoglio), che riconosceva ai contadini riuniti in cooperative il diritto di ottenere in concessione le terre incolte o mal coltivate degli agrari. Quasi una rivoluzione, in un territorio in cui, secondo il censimento del 1936, i quattro quinti degli addetti all’agricoltura non possedevano neanche un pezzo di terra o ne possedevano talmente poca da potersi considerare poveri.
Le cooperative dei contadini, sostenute dai partiti democratici e dai sindacati, da poco ricostituiti, avviarono le procedure per ottenere i fondi incolti o mal coltivati, ma le loro richieste rimasero per mesi sui tavoli delle Commissioni provinciali preposte ad esaminarle.
I nemici? il padronato agrario, che negava i diritti sociali, e la mafia, che negava i diritti individuali.
Nell’estate del 1944 cade il primo sindacalista, Andrea Roia, componente di una commissione di controllo dei granai del popolo : viene assassinato a Casteldaccia il 6 agosto 1944.
Fra il 1944 ed il 1948 i sindacalisti uccisi sono più di quaranta.
Il libro La strage ignorata cerca di ricostruire quanto accadde fra il 1944 ed il 1948; l’ultima vittima su cui si sofferma è Calogero Congialosi, segretario della Camera del Lavoro di Camporeale, ucciso il primo aprile 1948.
Va ricordato che negli anni presi in esame, grazie anche alla lotta dei sindacalisti, 500 mila ettari di terreno passarono di mano e i latifondi scomparvero.
- Pierluigi Basile, Dino Paternostro, Diego Gavini: Una strage ignorata. Sindacalisti agricoli uccisi dalla mafia in Sicilia 1944-1948.
- Fondazione Argentina Altobelli, Fondazione di studi storici Filippo Turati / Ed. Agra, 2014
Placido Rizzotto : il segretario della Camera del Lavoro di Corleone ucciso a 34 anni
Placido Rizzotto, nato a Corleone nel 1914, aveva combattuto in Carnia; dopo l’8 settembre si era unito ai partigiani della brigata Garibaldi come socialista. Tornò in Sicilia a guerra finita.
Si iscrisse al P.S.I. ed avviò una capillare azione di sostegno ai Decreti Gullo, conducendo la sua lotta come segretario della Camera del Lavoro di Corleone.
Uno dei terreni assegnato alle cooperative era di proprietà di Luciano Leggio, detto Liggio, all’epoca giovane mafioso di Corleone (diventerà poi uno dei più sanguinosi capi della mafia), che Rizzotto umiliò pubblicamente, appendendolo all’inferriata della villa comunale, durante una rissa scoppiata tra ex partigiani e uomini del boss Michele Navarra, a cui Liggio era affiliato.
Un anno dopo, il 10 marzo 1948, Rizzotto, che non si era fatto intimorire dalle minacce ricevute e aveva continuato la lotta per la concessione delle terre, venne rapito e ucciso a Corleone, dopo essere stato attirato in un’imboscata.
Le indagini, condotte dall’allora capitano dei carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa, portarono all’arresto di Vincenzo Collura e Pasquale Criscione, che confessarono di aver rapito Rizzotto insieme a Luciano Liggio.
Collura raccontò inoltre che Liggio aveva fatto scomparire il cadavere del sindacalista gettandolo nelle foibe di Rocca Busambra, dove molti anni più tardi, il 7 settembre 2009, sono stati trovati i resti riconosciuti successivamente come quelli di Rizzotto (il Dna è stato confrontato con quello del padre).
Crescione e Collura ritrattarono la confessione durante il processo e furono assolti per insufficienza di prove.
Nel 2000 è uscito il film Placido Rizzotto, diretto da Pasquale Scimeca, che è stato criticato perché non parla della militanza socialista del giovane, presentandolo come comunista.
tanti sindacalisti morti ammazzati meritano almeno rispetto, caro Matteo: considerarli intralcio alle tue “riforme di sinistra” è ammazzarli una seconda volta
Straw Man argument. Dubito che Renzi abbia mai detto che i sindacalisti morti ammazzati siano di intralcio alle “sue” riforme. Più che la frase a effetto sarebbe interessante disquisire sul merito, sul valore dei sindacati odierni in una società in cui il lavoro dipendente è minoritario, sui partiti identitari, sull’incapacità della politica di affrontare il presente come è e non come si vorrebbe che fosse, sull’inerzia che persuade ad accettare un cattivo presente piuttosto che un futuro incerto, e di come la sinistra abbia spesso la tendenza a diventare un’élite spocchiosa che odia se stessa
anch’io distinguerei con molta nettezza fra i sindacalisti del 1946-48 e quelli odierni! M.Livia