Schiavi delle milizie, di Alpha Kaba (ovvero: la tratta degli schiavi nel 2000)

schiavi delle milizie alpha kaba

Hanno lasciato ( i governi, ndr) che Tripoli prendesse il controllo delle operazioni di salvataggio in mare. E così il governo incaricato di salvare i migranti è lo stesso che permette ai suoi cittadini di ridurre in schiavitù altri esseri umani.”. (pag.142)

GUINEA : Alpha Kaba radiocronista

mappa della guineaIl narratore-protagonista del libro nasce il 23 marzo 1988 a Boké, in Guinea. Suo padre, commerciante in generi alimentari, benestante, cerca di procurare al figlio una buona formazione scolastica, prima nella sua città natale, poi nella scuola superiore di Kankan ( Alta Guinea). Al liceo, Alpha si improvvisa cronista e fa interviste non solo in occasione delle partite di calcio, ma anche durante le fiere e altre manifestazioni. Per lui non c’è piacere più grande. Ma la ragazza di cui è innamorato, Hassiatou, nel 2009 lo rende padre di una bambina, Baté. Il sogno radiofonico (in Guinea la radio è la principale fonte di informazione) sembra svanire di fronte alle nuove responsabilità, finché Alpha non viene accolto per uno stage da Radio Horizon FM, di Kankan, uno spazio dove ognuno è libero.

Alpha in fuga

L’esperienza di cronista continua a Radio Baké FM Guinea, in cui conduce il programma “Il punto su Baté”, che analizza i problemi degli abitanti della regione. Nel 2012, poco prima della visita del Presidente Alpha Condé a Kankan, la radio decide di mandare in onda una puntata speciale sui problemi dei cittadini. Alpha è il conduttore del servizio, durante il quale espone alcuni problemi del settore agricolo, rilevando anche la mancanza d’acqua potabile e l’insufficienza della rete elettrica. Mentre la trasmissione è in corso, arriva una notizia imprevista: un gruppo di sostenitori del regime, forse insieme a militari, sta per raggiungere la radio: “ Ti cercano”, lo avvertono i colleghi. Per non mettere in pericolo la sua famiglia, Alpha va a Missira, dove un amico lo informa che la sede della radio è stata distrutta e l’èquipe sta fuggendo. Alpha, con il progetto di trovare un posto sicuro per sé, Hassiatou e la figlia, passa la frontiera con il Mali, poi punta verso Algeri, attraverso il Niger. Con altri venti fuggiaschi, sale sul furgone di un passeur, ma gli ultimi dieci kilometri prima di passare la frontiera sono da percorrere a piedi, nell’aria soffocante del deserto.

1) Arrivato ad Algeri – siamo ormai nel 2013 – Alpha si rende conto di aver perso tutti i contatti telefonici. Può contare solo sull’amicizia che ha stretto con un altro fuggiasco, Diaye. Insieme decidono di puntare verso la Libia, di cui in Guinea si parlava come di un paese ricco. Nessuno è a conoscenza del caos che regna nel paese dopo il 2011.

Nell’inferno della Libia

schiavi in libia

Partono in otto, dopo aver pagato ai passeurs 300 euro a testa, passano a piedi la frontiera, poi sono di nuovo caricati su di un camion per raggiungere Ghadames. Ma, prima di caricarli, i passeurs compiono il primo di una serie di azioni volte a disumanizzare i migranti: sequestrano zaini e fagotti, frugano nelle loro tasche,sequestrano tutto ciò che li legava alla loro vita passata e bruciano tutto. Poi li fanno prigionieri, fra violenze terribili, e li trasportano in un edificio semidistrutto, dove i fuggiaschi sono abbandonati per 48 ore, senza cibo né acqua. In questo orrore, Alpha decide: “Per non sprofondare, sarò quello che ricorda, che fa domande e che indaga. La memoria sarà il mio baluardo contro la sottomissione (pag.36).

La Tratta dei neri del 2000

Il terzo giorno, le guardie cominciano a dividere gli schiavi per sistemarli nei recinti di un altro rudere: Alpha viene venduto per 350 dinari, poi viene portato in un cantiere, insieme ai compagni Diaye e Billo. Nel cortile sono ammassati dei sacchi, che gli schiavi, con i loro corpi gracili e martoriati, devono riempire e portare all’ultimo piano. Ma non c’è via di scampo: o si vive oppure, in caso di ribellione, si muore, presi di mira delle mitragliatrici delle guardie. E se un prigioniero, sfinito dalla fatica, cade, viene preso a bastonate dal guardiano, le cui armi sono la violenza, la fame e la paura. In Libia il cibo non costa molto, ma se gli schiavi si mantengono deboli, si può essere certi che non si ribelleranno mai. Sopravvivere consuma tutte le loro energie.

2)

schiavi della milizia in libia

Campo: l’ultimo stadio della violenza

Un giorno, arriva un mercante che separa lui e Billo da Dyae e li trasporta a Campo, una località non lontano da Tripoli, dove gli schiavi sono noleggiati a giornata. Alpha vede una gabbia gigantesca, al cui interno una sbarra di legno separa gli uomini dalle donne e dai bambini. “Per la prima volta guardo i miei simili e mi sembrano delle bestie (…). E’ l’ultimo stadio della violenza: inculcarci con la forza l’odio per gli altri e per la nostra gente.”(Pag 116). Ma Alpha decide di rispondere all’odio con l’attenzione: consola un compagno di prigionia con un sorriso, con una parola o con una carezza sulla spalla: quegli uomini sono suoi fratelli.

Dalla Libia all’Italia

naufragio migranti africani

Siamo nel 2016: Alpha è in fuga da tre anni, quando il suo nuovo padrone mantiene inaspettatamente una vecchia promessa: “Partite oggi, andate in Italia”. Arrivano ad una spiaggia, dove sono ammassate 100 persone. Spingono in acqua un gommone, vi salgono sopra 10 alla volta, mettono in moto il motore. Durante la traversata, uomini e donne pregano. Mentre Alpha si accorge che riaffiorano i ricordi della sua famiglia, della sua compagna e della figlia, ricordi che aveva cancellato, per non soffrire troppo. In Libia era diventato un automa, un animale privo di pensieri e di emozioni, un corpo che obbedisce agli ordini e alle percosse. L’imbarcazione naufraga ad alcuni chilometri dalla costa italiana, muoiono 7 persone, gli altri si salvano grazie ad Aquarius, la nave umanitaria dell’Ong SOS Mèditerranèe.3)
Sbarcano a Messina, poi Alpha viene portato a Perugia. Ma le prove per lui non sono finite: finalmente telefona a casa, e apprende che il padre, un fratello ed una sorella sono morti. E con loro anche la sua compagna Hassiatou, stroncata da una violenta malattia.

Epilogo

libro schiavi delle milizieStordito dal dolore, parte per la Francia, dove inizialmente vive per strada, poi, grazie ad alcune associazioni di Bordeaux, trova un appartamento suo. Paga l’affitto facendo il magazziniere, perché non ha ancora trovato un lavoro adeguato ai suoi titoli di studio. Intanto, dopo aver testimoniato quello che gli è successo su di un quotidiano locale, “Sud –Ouest”, stringe rapporti con studenti e professori dell’Istituto di giornalismo e nasce l’idea del libro. Ma solo quando sua figlia Binte potrà raggiungerlo potrà veramente cominciare a ricostruire la sua vita.


1) Tra il 2014 e il 2018, l’Organizzazione Internazionale per le migrazioni stima che più di 16000 rifugiati siano morti nel Mediterraneo e che 30000 persone siano scomparse nel tentativo di attraversare il deserto (pag 65).

2) In Libia, la manodopera ha cominciato a scarseggiare, quella rimasta costa troppo. Così, come un secolo fa, si ricorre alla tratta dei neri: un sistema basato sul diritto di disporre dell’altro, che non è più un essere umano. E sul diritto di sfruttarne la forza, come si fa con le bestie da soma.

3) Molte procure siciliane hanno indagato sulle Ong. Fra inchieste giudiziarie e fermi amministrativi, meno conosciuti, ma molto efficaci – una via seguita anche dalla nostra ministra dell’Interno – sono stati almeno 21 i procedimenti aperti, ma solo tre indagini sono ancora aperte, nessuna condanna è stata comminata e nessun processo è ancora iniziato. Tutti i procedimenti sono stati chiusi con archiviazioni o proscioglimenti.

Testi di riferimento:

  • Alpha Kaba, “Schiavi delle milizie”, Ed.Quarup, 2020;
  • “Caccia giudiziaria alle navi delle Ong-venti inchieste aperte, 17 già archiviate”, di Fabio Albanese e Giuseppe Salvaggiulo, su “La Stampa” del 28-04-2021;
  • “Quei migranti inghiottiti dal mare svaniti nel nostro silenzio”, di Domenico Quirico, su “La Stampa” del 20-04-2021.
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