Salvatore Striano, seconda parte

“Avremmo trovato noi stessi, se non avessimo trovato prima l’isola che è il carcere, e su di essa quest’altra isola che è il teatro?”Salvatore Striano, La tempesta di Sasà, Chiarelettere, 2016
Salvatore Striano

“Napoli milionaria”: una catena negativa si spezza

Estradato in Italia dalla Spagna, dove era in carcere per un giro di narcotraffico, Striano viene internato a Rebibbia, nel reparto di massima sicurezza. Qui deve guardarsi dai camorristi che ha sempre combattuto, sia pure con gli stessi metodi.

Dopo la notizia della morte della madre, trascorre due settimane di rabbia e di odio nei riguardi di tutti, finché Cosimo, l’ergastolano che organizza corsi per i compagni, gli propone di entrare nel laboratorio teatrale che metterà in scena “ Napoli milionaria” di Eduardo de Filippo.

Leggendo il copione, Salvatore non solo trova nei fatti e nei personaggi la propria vita, ma dimentica di essere in carcere. Anche recitare nel ruolo di donna Amalia è una sfida che gli piace, forse per il principio degli opposti .

Lo spettacolo, attraverso il quale i detenuti vogliono dimostrare al mondo di avere ancora energie positive, è curato nelle ultime battute da un vero regista e risulta un successo, soprattutto per Salvatore .

Quando sente gli applausi, si accorge che per la prima volta è riconosciuto per qualcosa di cui andare fiero. “ E’ stato come spezzare una catena”. E, una volta in cella, piange per tutta la notte.

“La Tempesta” di Shakespeare – De Filippo

Poco tempo dopo lo stesso regista, Fabio Cavalli, insieme a Luca De Filippo, propone ai detenuti di portare in scena una prima mondiale : ” La tempesta “ di Shakespeare, l’unico testo di un altro autore a cui il grande Eduardo aveva lavorato, traducendolo nel napoletano del 1600.

E’ Salvatore a mettere tutti d’accordo sul progetto, che inizialmente aveva incontrato diffuse resistenze, nel momento in cui dice: “ Allora facciamo “La tempesta “ di Eduardo. (…) Non quella di Shakespeare. “.

Si comincia. Ben presto, durante prove, i detenuti si accorgono di un cambiamento che li coinvolge tutti: hanno trovato modo di comunicare, di ridurre le distanze, anche con le guardie. Ma soprattutto, grazie ai personaggi che mettono in scena, hanno l’opportunità di capire qualcosa di più e di diverso della vita e sviluppano la capacità di esaminare se stessi attraverso altri punti di vista, aiutati anche dalle parole che incontrano, ed ai mondi a cui esse fanno riferimento.

Ve ne propongo un paio, di queste parole.

Prospero : dalla vendetta al perdono

Ariel

Ferdinando attratto da Ariel, dettaglio di un quadro di Millais

Personificando Ariel, Salvatore risponde ai tanti dubbi dei compagni riguardo ai loro personaggi, li incoraggia e li guida uniti verso uno scopo comune.

Ma si identifica anche con Prospero, che nel corso del dramma passa dalla durezza e dall’amarezza al perdono : promette la libertà ad Ariel, benedice il matrimonio della figlia Miranda con Ferdinando, trasmette il regno al genero.

Con le persone che hanno provato per due volte ad ucciderlo, “lavora” sia con il cuore che con l’esempio. E soprattutto dialoga, usa la parola come strumento per sanare l’odio, trasformando l’originario desiderio di vendetta, che svuota ancora di più l’animo di chi la compie, in giustizia.

A Cosimo, che interpreta Prospero con troppa durezza, Sasà ricorda che lo stesso Prospero usa un nuovo linguaggio, fondato sul perdono, che è “l’elemento più forte, più forte della vendetta. Forte quanto la libertà”.

Questa, secondo Striano, è la strada giusta anche per i detenuti: non portare i propri affari e le proprie guerre dentro il carcere, ma portare la giustizia e il perdono fuori, come fanno i Liberi Artisti Asociali, che attraverso il teatro si sono confrontati con i sentimenti.

I Liberi Artisti Asociali : i cambiamenti in carcere

Contrariamente a quanto succedeva con le “Teste matte”, ora è lo spirito del teatro, un punto di riferimento positivo, a compattare gli interpreti del “La tempesta”: si sentono forti e uniti per l’emozione, la gioia che il teatro trasmette e durante l’ora d’aria si appartano dagli altri, per parlare dei loro ruoli.

I politici della sezione G8, che solitamente monopolizzano tutte le attività socio- culturali, vorrebbero comandarli, ma i liberi artisti oppongono un netto “no” di rifiuto : non vogliono avere a che fare con i politici, giudicati “ criminali “.

Durante le prove, Striano cerca di far fronte ai dubbi dei compagni, riprende a studiare, si occupa quotidianamente delle pulizie. Si impegna per cercare altri membri che si aggiungano al gruppo, per tirarli fuori dalle celle, per far capire loro che anche in carcere si può dare un nuovo indirizzo alla propria vita.

I suoi compagni di scena sono impegnati nella progettazione e nella costruzione di un grande giardino, dove coltiveranno anche verdure, che dovrebbe estendersi nell’area dello squallido spiazzo riservato all’ora d’aria. Inoltre gestiscono il call center, si occupano delle multe di Roma e del servizio 1254.

Contrariamente a quanto succedeva con le “Teste matte”, ora è lo spirito del teatro, un punto di riferimento positivo, a compattare gli interpreti del “La tempesta”: si sentono forti e uniti per l’emozione, la gioia che il teatro trasmette e durante l’ora d’aria si appartano dagli altri, per parlare dei loro ruoli.

I politici della sezione G8, che solitamente monopolizzano tutte le attività socio- culturali, vorrebbero comandarli, ma i liberi artisti oppongono un netto “no” di rifiuto : non vogliono avere a che fare con i politici, giudicati “ criminali “.

Durante le prove, Striano cerca di far fronte ai dubbi dei compagni, riprende a studiare, si occupa quotidianamente delle pulizie. Si impegna per cercare altri membri che si aggiungano al gruppo, per tirarli fuori dalle celle, per far capire loro che anche in carcere si può dare un nuovo indirizzo alla propria vita.

I suoi compagni di scena sono impegnati nella progettazione e nella costruzione di un grande giardino, dove coltiveranno anche verdure, che dovrebbe estendersi nell’area dello squallido spiazzo riservato all’ora d’aria. Inoltre gestiscono il call center, si occupano delle multe di Roma e del servizio 1254.

Salvatore – Ariel : la libertà

Salvatore sceglie di interpretare Ariel perché è forte e si aggrappa alla libertà, che è il suo scopo, e grazie ad Ariel comincia a leggere in modo diverso la propria vita.

Ma una parola continua a fargli male: libertà . Quella interiore la vive quando è sulle tavole del palcoscenico, ma diventa più doloroso non essere libero fino in fondo: quando Ariel- Salvatore, nel primo atto, chiede a Prospero la libertà, il pubblico intuisce il conflitto del detenuto / attore e applaude. “ La Tempesta” è un successo, ma Striano non può gustare i commenti entusiasti, deve tornare in cella..

Lascio al lettore il compito di scoprire quale strada percorrerà per uscirne ed ottenere la libertà per intero..

Vendetta e perdono : un confronto fra la realtà del secondo ‘900 e Shakespeare

Leggendo di perdono e di giustizia, mi è venuto spontaneo rileggere un’ intervista con Massimo Coco, il figlio del giudice Francesco, il primo magistrato ucciso dalle Brigate Rosse, l’8 giugno 1978.

Ricordando che gli viene spesso rivolta la domanda “ Ha perdonato?”, insieme all’invito a “ voltare pagina “, Francesco Coco ha detto: “ Se per perdono intendiamo la rinuncia alla vendetta, dico di sì; se significa mettere da parte il rancore allora è ipocrisia. Il rancore è una cosa tanto intima da non poterla gestire politicamente, mentre una forma di perdono la garantisce già lo Stato, io la accetto e anzi la condivido: i permessi premio, la possibilità di scontare una parte della pena fuori dal carcere e in generale di rifarsi una vita.” ( “ Mi chiedono di perdonare le Br.Ma nessuno di loro si è scusato” di M. Indice, la Stampa , 4 giugno 2016)

Aggiungo solo una riflessione : il termine “ scusarsi ”, tanto spesso usato in questi casi, mi sembra tragicamente fuori contesto. Lascio ai lettori ogni altra riflessione in proposito.

Ne “ La tempesta “ Prospero perdona il fratello con queste parole : “ Ma per voi degno signore, che non posso chiamare fratello senza infettarmi la bocca, io vi perdono delle più gravi colpe : tutte quante.” Secondo Striano, in questo caso Prospero conferisce a suo fratello quel tipo di perdono che è come uno schiaffo, perché presentare al proprio nemico il conto, e poi trattarlo con indifferenza, è il prezzo maggiore che si può far pagare. Così Prospero esclude il fratello dalla propria mente e dalla propria vita, mentre rende liberi tutti gli altri,

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