Salvatore Striano: “Grazie a Shakespeare ho trovato il semaforo della mia anima”

Salvatore Striano Grazie Shakespeare
In netto contrasto con i suggerimenti delle pagine dei giornali, che privilegiano la letteratura anglosassone, il libro che mi è piaciuto di più, in questi ultimi mesi, è stato “La tempesta di Sasà” di Salvatore Striano – Chiarelettere, 2016 –

Sullo sfondo del carcere di Rebibbia, in cui è stato detenuto dal 2001 al 2006, l’autore-protagonista racconta in modo avvincente come sia riuscito ad evitare un destino negativo, che per lui sembrava già segnato, grazie alla letteratura ed al teatro, in particolare grazie a “La tempesta” di Shakespeare, l’opera che parla di vendetta, di perdono e di libertà. Tre “carichi da mille”, come li definisce Striano.

Nell’attesa di mettere a fuoco i passi più importanti del libro, presento sinteticamente la figura di Striano.

salvatore_strianoSalvatore Striano, nato a Napoli il 9 settembre 1972, passa l’infanzia e l’adolescenza nei quartieri spagnoli, ad alta densità camorristica, della sua città d’origine.

A 14 anni comincia a spacciare eroina, a 18 viene arrestato per la prima volta.

La sua strada sembra già segnata all’interno del perimetro dell’illegalità. Invece, come afferma lui stesso: “( …) a volte il destino è meno segnato di quello che si pensa.”.

Infatti nel 2001, mentre è in carcere a Rebibbia, ha la possibilità di dare la svolta decisiva alla sua vita, grazie ad un programma di riabilitazione, che prevede la messa in scena di “Napoli milionaria” di E. De Filippo e de “La tempesta” di Shakespeare, tradotta in napoletano dallo stesso Eduardo.

Striano racconta come, identificandosi con Ariel, lo spirito dell’aria che portava in scena, e con Prospero, il duca di Milano che ricomponeva un ordine sconvolto, cominciò a capire la sua vita ed a leggerla in modo diverso da prima.

Procedendo nello studio e nella messa in scena dell’opera, si rende conto che il sangue morto non aiuta a ricreare amore, né insegna a trasformare la vendetta in giustizia.

Sul palcoscenico, ma non solo, capisce che i conflitti si possono trasformare da distruttivi in costruttivi: per usare le parole dello scrittore: “Con Shakespeare sono uscito dalla tempesta.

Scontata la pena, Striano è diventato un attore professionista molto richiesto : ha recitato in Gomorra (2006) di Garrone, “Cesare deve morire” ( 2012) dei fratelli Taviani, pellicola premiata al festival Di Berlino e in numerosi altri film e sceneggiati.

Afferma che accetta tutte le sceneggiature che gli propongono, perché il lavoro d’attore l’ha salvato dall’altro, dalla vita che faceva prima e gli ha fatto capire che la legalità è un posto bellissimo, “da cui non me ne voglio più andare”.(1)

Come testimonianza della passione per la sua nuova vita, ha scelto di continuare a vivere a Napoli, proprio nei quartieri spagnoli, “perché è lì che devo dimostrare a me stesso e a loro che si può ricominciare a vivere diversamente”.

1) Salvatore, Eroe difficile di M. Murgia

Teste matte

TesteMatteL’esordio di Striano in letteratura è “Teste matte”, scritto nel 2015 con Guido Lombardi.

E’ ambientato nei quartieri spagnoli e racconta di un gruppo di minorenni, fra cui lo stesso Salvatore e suo cugino Tatò, che combattono la camorra ed il suo capo, “ ’O Profeta”, con le sue stesse armi, in una sfida continua ai clan di Napoli.

Proposto a dei ragazzi, potrebbe costituire il percorso di un romanzo di formazione al contrario.

 

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