Dopo la lunga pausa estiva, ricomincio da Modena, anzi dalla Ghirlandina, che ha compiuto 700 anni ( A Modena sono stati organizzati 50 eventi gratuiti, per bambini e adulti ).
Come mai il nome “Ghirlandina”? Sembra, ma non è sicuro, che derivi dalle balaustre in marmo “leggiadre come ghirlande” che ne incoronano la guglia. Ma un visitatore attento, scendendo con lo sguardo verso il basso,nota un piccolo spazio sul selciato, “al tvaiol ed Furmajin” ( il tovagliolo del formaggino): perché questo spazio e questo nome?
Bisogna tornare agli anni trenta del secolo scorso, alla figura di Angelo Fortunato Formiggini. Nel 1938 Formiggini, editore modenese e fondatore dell’ omonima casa editrice, fu costretto, in quanto ebreo, a sottostare alle leggi razziali del governo fascista.
Cambiò, oltre al nome, anche la proprietà della sua casa editrice e cercò di ottenere i benefici concessi agli ebrei estranei all’ortodossia della loro religione. Tutto inutile, tutto perduto.
La mattina del 29 novembre 1938 Formiggini si suicidò, gettandosi dalla Ghirlandina: cadde in quel piccolo spazio che lui stesso aveva chiesto di chiamare “el tvajol del Furmajin“. In una lettera indirizzata all’editore Calabi, lo stesso Formiggini aveva scritto che si sarebbe gettato giù dalla Ghirlandina con le tasche piene di soldi, affinché i fascisti non potessero dire che si era suicidato per motivi economici. Con sé, aveva anche due lettere: una per il re e una per Mussolini.
Negli anni di intolleranza e di risorgenti forme di fascismo che stiamo vivendo, ricordiamoci di Formiggini, quando passiamo sul piccolo spazio fra il Duomo e la Ghirlandina.