Giovanni Tizian: la ‘ndrangheta in Emilia

Quando si hanno davanti padrini iscritti alla camera di commercio, è inconcepibile affrontarli con gli strumenti tradizionali.G.Tizian, La nostra guerra non è mai finita, Mondadori, 2013

'ndrangheta a modenaDi Giovanni Tizian, del suo primo libro Gotica e della trentennale contrapposizione fra la sua famiglia e la ’ndrangheta ho scritto in Non solo Gomorra. Nella scheda “Un bambino e la sua stella” ho anche accennato all’origine del suo secondo libro La nostra guerra non è mai finita, che adesso, dopo le inchieste sulla penetrazione della ‘ndrangheta al Nord, merita un esame più ampio.

Il nome del padre di Giovanni, Giuseppe Tizian, è fra quelli di coloro che ogni anno si leggono nelle piazze di tutta Italia il 21 marzo, giornata della Memoria e dell’Impegno, per ricordare le vittime innocenti della mafia.

A lui “funzionario integerrimo” presso la sede di Locri del Monte dei Paschi di Siena, si rivolgevano i dirigenti delle filiali di Locri, Bovalino e Ardore per chiedere un consiglio sulle pratiche da gestire con cura, dato il contesto ambientale: mutui, fidi e prestiti.

Giuseppe Tizian fu ucciso a colpi di lupara a Locri, il 23 ottobre 1989, mentre stava rientrando dal lavoro sulla sua Panda. L’inchiesta sull’omicidio si è chiusa con un nulla di fatto.

Giovanni Tizian dal rifiuto all’impegno
A partire da quel giorno dell’ottobre 1989, la vita di Giovanni, che ha 7 anni, rischia di diventare una finzione, perché il bambino rifiuta di accettare la scomparsa del padre, mentre in paese, dopo la commozione iniziale, non si parla più dell’assassinio di Giuseppe Tizian.

Finché, nel 1993, la madre e la nonna decidono di cercare una prospettiva di vita diversa e si trasferiscono da Bovalino a Modena.

Dopo la laurea in sociologia, Giovanni consegue la specializzazione in criminologia, discutendo la tesi sul potere criminale della ‘ndrangheta, di cui ha cominciato ad occuparsi a vent’anni, dopo aver superato il trauma della morte del padre. A lui, nel giorno della laurea, promette di fare il possibile perché la mala pianta della ‘ndrangheta venga estirpata.

Il libro che propongo è la prova che ha mantenuto la promessa.

Emilia: ‘ Ndrangheta e slot machines
Durante il terzo anno d’università, Giovanni ottiene una collaborazione con la “ Gazzetta di Modena”: ha il compito di scrivere i pezzi relativi alle conferenze-stampa, ma intanto, per usare una sua espressione, consuma le suole delle scarpe per raccontare la mafia al Nord.

  • Dal 2006 si dedica alle inchieste più che alla cronaca, concentrandosi sul gioco d’azzardo.
    Da quando è stato legalizzato, infatti, le cosche hanno creato monopoli in ogni regione; in Emilia è stata la ‘ndrangheta ad imporre il proprio controllo, grazie anche ad un “pacifico patto di scambio” con le altre organizzazioni criminali.
  • La “ Gazzetta” pubblica nel 2010 un’ inchiesta di Tizian sul gioco d’azzardo in Emilia.
    Il giornalista concentra l’attenzione sulle società di noleggio delle video slot e di ricariche per il poker on line e, per la prima volta sulla stampa locale, parla di “alleanze tra boss di ‘ndrangheta e camorra, di faccendieri legati alle famiglie mafiose Madonia di Caltanissetta ed Ercolano di Catania”. (vedi il relativo box)
    L’articolo, all’insaputa di Tizian, viene preso in considerazione dalla Procura antimafia di Bologna.
  • Nell’ottobre 2011 la “Gazzetta” pubblica un’esclusiva sui Casalesi e sui canali di riciclaggio nella vicina S. Marino, attraverso società finanziarie e di recupero crediti presenti anche nel territorio modenese; si insiste inoltre sul fatto che, anche dopo gli ultimi arresti, il fenomeno non è debellato.
  • Nel dicembre 2011, lavorando per una serie di articoli sul gioco d’azzardo legale,Tizian scopre che gli arresti effettuati dalla polizia di Milano nei confronti del clan Valle – Lampada portano direttamente in Emilia, dove i rappresentanti delle società di vendita e noleggio di video slot – di proprietà dei “padrini”- si incontrano e si accordano, fondando il loro dominio sull’invisibilità.
    Gli interessi in ballo sono milionari: basti pensare che fra il 2011 ed il 2012 gli italiani hanno speso nelle slot machines oltre 150 miliardi di euro.
Il meccanismo delle truffe con le slot

La gestione delle macchinette è affidata a dieci S.p.A, aziende private che, dopo aver vinto un bando pubblico regolare, controllano le migliaia di società di noleggio di macchinette.
Il meccanismo delle truffe viene spiegato così nel libro:
“Il clan Valle- Lampada, sangue reggino e testa lombarda, tra le sue numerose società ne conta una decina votate all’immobiliare e altrettante attive nel noleggio slot. Queste ultime, apparentemente gestite nell’assoluta trasparenza,. In realtà, trasformate in macchine da soldi tramite un sistema di frode ai danni dello Stato. Ogni apparecchio noleggiato, per legge, deve essere collegato ai Monopoli. Un congegno permette di registrare ogni giocata, sulla quale deve essere pagata una percentuale. Sarebbe una sorta di tassazione immediata. Ma è sufficiente scollegare il trasmettitore, interrompere la comunicazione tra il videogioco e il Monopolio per tagliare i costi e truffare lo Stato.(…) Almeno dieci procure antimafia hanno ormai svelato il sistema.” Tizian , libro cit. pag. 200

Tizian prende in esame,fra le altre:

  1. l’inchiesta “Olimpia”, affidata alla Direzione investigativa antimafia, e il successivo processo, che fanno parte della storia giudiziaria di Reggio Calabria.
    Il processo si chiude nel 1999 con 60 ergastoli ( ridotti in appello) e mette un luce i collegamenti interregionali ed europei della ‘ndrangheta;
  2. l’inchiesta “Minotauro” , di cui il giornalista seppe nel giugno del 2011, della Procura antimafia di Torino, che porta a 170 arresti e al sequestro di centinaia di milioni di euro, documentando l’estensione dei collegamenti della’ndrangheta fino a Modena, Reggio Emilia e Bologna, dove arrivano i camion di cocaina importati dalle ‘ndrine attraverso l’Europa;
  3. l’indagine “Pandora” della Procura antimafia di Catanzaro ( 2009), che evidenzia come esista un tessuto economico reggiano solidamente controllato dalle cosche crotonesi

 Le minacce della ‘ndrangheta settentrionale

Ma perché la malavita possa portare a termine certi affari il silenzio è d’obbligo e le inchieste giornalistiche risultano pericolose.
Il 22 dicembre 2011, su richiesta della Procura antimafia di Bologna, la prefettura di Modena decide di assegnare a Tizian una protezione in quanto “persona esposta a rischio”:

(…) ‘sto giornalista se ci arriviamo o la smette o gli sparo in bocca e finita lì!“.

In un’intercettazione (che ho riportato in Non solo Gomorra) così si esprimeva Guido Torello, un faccendiere piemontese, rivolto a Nicola Femia che, emigrato dalla Locride a Modena nel 2000, aveva fondato un impero sul gioco d’azzardo, assumendo il ruolo di imprenditore.
E Giovanni riflette sul fatto che le “difese immunitarie” dell’Emilia forse funzionavano un tempo, per contrastare la mafia tradizionale, ma contro l’imprenditoria del clan, “che lavora sott’acqua, ponendosi gli stessi obiettivi delle numerose aziende presenti nel territorio, le vecchie barriere non possono più funzionare, perché gli affari proposti dalle mafie appaiono leciti e convenienti.” ( cit, pag 221 – 222).
Questo tipo di delinquenza a volte fa ancora ricorso ai metodi “tradizionali”: incendi, violenze e minacce, ma “la corruzione e gli accordi sottobanco con professionisti, imprenditori e politici locali sono di gran lunga gli strumenti più utilizzati dai boss che ingrassano l’economia settentrionale”.
Il 23 gennaio 2013, l’inchiesta che ha avuto origine dall’intercettazione porta a 29 arresti e al sequestro di beni per 90 milioni di euro.

Il resto, relativamente a come e quando la ‘ndrangheta abbia allungato le proprie mani sull’Emilia, è cronaca dei nostri giorni.
Concludo riportando un’intervista del 29 gennaio 2015, in cui Tizian fa riferimento al ruolo della ‘ndrangheta nella gestione del post-terremoto in Emilia, dove un terzo delle macerie sono state trasportate via da imprese della ‘ndrangheta o ad essa collegate.

 

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6 risposte to “Giovanni Tizian: la ‘ndrangheta in Emilia”

  1. Barbara Morandi

    Ottimo lavoro! Interessante, di facile lettura, cattura l’attenzione ed invita all’approfondimento;utile strumento per gli studenti…e non solo!!
    Brava MariaLivia!!
    Barbara

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  2. Silvia Santunione

    Cara Maria Livia, come ti avevo promesso ( e le promesse vanno mantenute) ho letto quanto hai scritto su Giovanni Tizian.. Davvero un lavoro di pregio, puntuale, interessante, di facile lettura ma di contenuti di grande sostanza! E anche particolare e innovativa l’idea di questo sito! Complimenti vivissimi! Continuerò a leggerti! Silvia

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    • Maria Livia Paltrinieri

      Grazie ! sarei molto contenta di averti come frequentatrice del mio sito…Maria Livia

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