Matteo Richetti a Modena: “ Nemo propheta in patria “?
In luglio, salutando i miei lettori, avevo espresso l’intenzione di riprendere il discorso sui crimini di guerra italiani. In realtà, riprendo prima di quanto avevo pensato e con un argomento del tutto diverso.
Che cosa mi ha fatto cambiare idea ? Un episodio accaduto a Modena:
Il 16 luglio Matteo Richetti, nato nel 1974 a Sassuolo, deputato Pd dal marzo 2013, avrebbe dovuto parlare alla festa del partito democratico di Albareto, frazione di Modena, sul tema:
“Rinnovare i partiti e la politica. Democrazia e trasparenza. L’Italia dice sì”.
L’incontro però è stato annullato due giorni prima senza alcuna motivazione, e non per iniziativa di Richetti. Al suo posto sono stati chiamati tre dirigenti dell’ apparato del partito. Che avranno senz’altro parlato di trasparenza.
Questa “censura” mi ha convinto a leggere il suo libro,“Harambee”, che attraverso dodici parole-chiave inquadra l’impegno politico, così definito : “Politica è…Occuparsi. Non delegare il tuo pezzo di responsabilità nel tuo essere vivo.”( pag.22)
Harambee, nel linguaggio della prima etnia keniota, è l’equivalente del nostro “ oh, issa”, l’espressione che si utilizza quando si deve fare uno sforzo, tutti insieme e contemporaneamente, per ottenere un risultato.
Richetti usa questo termine nel significato estensivo di “Ce la facciamo solo tutti insieme”, prendendo le distanze dall’opinione corrente secondo cui, siccome ci sono politici che sbagliano ( e sbagliano in malafede, ndr), “allora tutta la politica è un errore.” ( pag.29)
Già nel primo capitolo ( “Altri” ) il deputato democratico sostiene che la politica, per funzionare, deve fondarsi sulla disponibilità, la generosità, la costanza di ognuno per un obiettivo comune: “E se le cose non vanno, non basta lamentarsi e protestare : dalla protesta si deve passare alla proposta. E all’azione.” (pag. 23)
Seguono altri 11 brevi capitoli, ognuno dei quali dedicato ad un valore .
(Nota a margine: il fatto che gli italiani, alle Olimpiadi di Rio, siano andati bene negli sport di squadra, che implicano la forte consapevolezza di un “noi”, permette di guardare al futuro con maggior ottimismo?)
“Memoria”

Quando il Pd locale ha annullato la serata con Richetti, alcuni, anche fra gli iscritti al Pd, hanno parlato di un’operazione in puro stile “soviet”, altri hanno criticato l’establishment del partito, troppo poco incline al confronto.

Matteo Richetti
Al di là delle opinioni dei singoli, rimane il fatto che le diverse componenti confluite nel Pd, DS e Margherita, hanno fatto entrambe fatica a prendere commiato dal proprio passato.
Richetti, che è stato Segretario Provinciale della Margherita, lo sa bene e, dato che il suo paese, Fiorano, è una delle punte di diamante del comprensorio della ceramica, in “Memoria” ricorre ad una metafora fondata sull’industria locale.
In una casa in via di ristrutturazione, i vecchi pavimenti diversi non possono essere l’impiantito della nuova abitazione, ma diverranno il supporto ideale per il nuovo pavimento a colla…
Anche i democratici di sinistra camminano su di un pavimento nuovo e solido, a patto di riconoscere che quello che c’è sotto è un supporto indispensabile.
In quest’ottica, il Pd non deve fondarsi sull’affermazione di una componente politica sull’altra, ma doveva e deve riconoscere quei valori che si vogliono trasmettere, per arrivare ad una sintesi del passato di entrambe.
( E qui avrei voluto leggere qualche esempio concreto in più.)
Così si possono attuare cambiamenti nella continuità, “Perché una società senza memoria è debole ed è una società che può essere soggetta alle influenze di chi ne sa toccare magistralmente il ventre“. Pensiamo tutti agli stessi politici?
“Testimonianza”
La critica all’apparato partitocratico implica una domanda sulla formazione delle classi dirigenti.
Richetti osserva che attualmente i giovani interessati alla politica vengono “prelevati” dalla vita che hanno condotto fino a quel momento. Le loro giornate sono occupate con le “pratiche” ed i riti del partito, e questo è un grave errore, perché è indispensabile che un uomo politico mantenga la dimensione della quotidianità, ma può riuscirci solo se continua a farne esperienza diretta.
Il deputato del Pd ( in origine giornalista pubblicista) insiste su questo discorso anche in
“Reputazione“, sostenendo che alla politica si deve arrivare da un mestiere, da una competenza professionale, a cui si deve tornare una volta terminato il servizio alla collettività.
E se la politica non è un lavoro – su questo ho qualche perplessità, soprattutto quando dal piano locale o regionale si passa a sistemi più complessi – allora l’interessato non ha diritto né alla pensione, che sarà quella relativa al lavoro svolto, né al vitalizio.
Questo principio, né vitalizio né pensione, è stato tradotto in legge in Emilia Romagna proprio durante la presidenza di Richetti, dal 2005 Consigliere regionale e dal 2010 al 2012 Presidente dell’Assemblea Legislativa .
Su questa nota positiva chiudo la mia presentazione di “Harambee”, lasciando al lettore , se lo vorrà, il compito di approfondirne le riflessioni.