Grecia: militari italiani “brava gente”?

Grecia: militari italiani brava gente?Al momento, con tanti sanguinosi conflitti e sofferenze appena oltre i confini Ue, interrompo qui l’esame dettagliato dei crimini di guerra in Grecia.

Voglio però rispondere, sia pure in modo sintetico, a qualche lettore, che mi ha scritto ponendo domande su alcuni aspetti del comportamento dell’esercito italiano.

Lo storico Rochat mette bene in luce che il nemico greco non suscitava né l’odio, né i sentimenti inquietanti di avversari “diversi” come i russi, o amati /odiati come gli inglesi .

Il soldato greco era troppo simile al nostro, un contadino povero, nelle cui trincee si trovavano pane e sardine e non carne in scatola e sigarette americane.

Anche per questo i comandanti delle truppe, prima e durante la campagna di Grecia, non presero spunto dagli slogan e dalle parole d’ordine di Mussolini per motivare i soldati, ma preferirono puntare sulle tradizioni di corpo o reggimentali.

E’ significativo anche il fatto che la memorialistica sia scarsissima: venti opere per mezzo milione di uomini.

La consapevolezza di essere stati battuti da un esercito meno forte, schierato in difesa della propria terra, suscitava in molti reduci una sorta di inconfessato disagio (Rochat, cit pag 352).

Nell’ambito della memorialistica, si distingue il caso dell’ “Armata s’Agapò”.

Sulla rivista “Cinema Nuovo” (N.4, anno II°, 1 febbraio 1953), nella rubrica “Proposte per un film”, compare “L’armata s’Agapò” di Renzo Renzi, che racconta la propria esperienza di ufficiale di fanteria durante la campagna di Grecia, nel 1942-43.

Renzi era partito volontario, ma era tornato dolorosamente consapevole del crollo di tutti i valori in cui aveva creduto.

Il 5 ottobre dello stesso anno, il Tribunale militare di Milano sottopose a processo sia Renzi che Aristarco,direttore della rivista, con l’accusa di “vilipendio delle forze armate”.

Entrambi, uno tenente, l’altro sergente maggiore, erano ex appartenenti all’esercito italiano, che nel 1953 era ancora considerato “una continuità storica dell’esercito fascista”.

Renzi fu condannato ad otto mesi, Aristarco a quattro mesi e mezzo, ma le frequenti assemblee, petizioni ed appelli in loro favore portarono alla scarcerazione di entrambi.

In seguito, nel 1956, il Codice penale militare fu modificato: si stabilì che, per il medesimo reato, i cittadini dovevano essere giudicati dalla magistratura ordinaria.

I testi di riferimento sono stati :
1) G.Rochat: “Le guerre italiane 1935-43. Dall’impero d’Etiopia alla disfatta“, Einaudi 2005;
2) La Repubblica. Archivio,17-05-1985: “Quei bui anni ‘50 del caso Renzi-Aristarco“.

I silenzi degli storici : i morti per fame del 1941-42

foto libro di Marco ClementiPer chi volesse approfondire il ruolo del nostro esercito in Grecia, consiglio “Camicie nere sull’Acropoli – L’occupazione italiana in Grecia (1941–1943)” di Marco Clementi, Ediz. Derive Approdi, 2013.

Clementi, accanto ai venti campi di concentramento gestiti dall’esercito italiano, mette in evidenza due stragi: quella di Domenikon ( di cui ho già trattato) e quella di Cefalonia, compiuta dai tedeschi contro la nostra Divisione Acqui, l’8 settembre 1943 e nei giorni seguenti.

Clementi affronta anche un argomento toccato da pochissimi storici : il dramma della fame, che causò decine di migliaia di morti, e le responsabilità ad essa connesse.

Nell’inverno 1941-42, la quasi totalità dei trasporti greci era stata requisita dalle truppe d’occupazione. Gli inglesi, per non far arrivare rifornimenti nelle regioni occupate da Hitler, indissero il blocco navale nei riguardi della Grecia, non facendosi scrupolo di contribuire alla morte per fame di migliaia di alleati.

Un altro esempio dei silenzi della storia.

Ai miei lettori: tantissimi auguri per il 2017 e arrivederci con “Ciò che inferno non è”, di D’Avenia, protagonista Federico, un “eroe” senza corazza.

Maria Livia

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