Gorla e Bari : ” danni collaterali “?

L’ inverno tra il 1944 e il 1945 (si ricorda, ndr) per i bombardamenti indiscriminati, che non avevano nessuna giustificazione bellico – strategica, degli alleati. Ci furono millequattrocento mortiGiovanni Fantozzi, storico

Scuola di Gorla, Milano 1944: 200 bambini morti. Danni collaterali?

Gorla e BariNon c’è niente da aggiungere alle considerazioni dello storico modenese Giovanni Fantozzi.

Quando ho riletto le pagine di cronaca del 1944, ho pensato ai conflitti dei nostri giorni, ai tanti bambini coinvolti nella guerre in corso, e tornando al passato ho scelto di fermarmi sul bombardamento americano di Gorla, che causò la morte di 188 bambini .

Milano, 20 ottobre 1944. Mentre gli squadroni 461° e 484° delle fortezze volanti americane, decollate dalla Puglia, colpiscono la Pirelli, la Breda e la Isotta Fraschini, il 451° arriva sulla zona fuori rotta di 22 gradi, troppo tardi per correggersi. I piloti dovrebbero cercare un obiettivo secondario, oppure liberarsi del carico sulla campagna di Cremona o nel Mare Adriatico, ma la soluzione scelta è un’altra : le bombe vengono lanciate in città, sul quartiere di Gorla, dove centrano la scuola elementare di Precotto e quella di Gorla, poste ai lati di viale Monza.

A Precotto si salvano tutti, grazie anche al coraggio di un sacerdote, don Carlo Porro, che organizza i soccorsi presso la cantina-rifugio.

A Gorla muoiono 188 bambini, 14 insegnanti e due bidelli, colpiti mentre stanno scendendo nel rifugio. I sopravvissuti sono quattro. I militi repubblichini, arrivati sul posto, impediscono alla gente di avvicinarsi, finché una delle madri in angosciosa attesa sale sulle macerie e prende il corpo di un bambino fra le braccia : è la scena raffigurata oggi nel monumento posto sulla piazza dei Piccoli Martiri di Gorla.

A fine giornata, i morti nel quartiere saranno 703.

Non sappiamo se la decisione del comandante fu il frutto di una sua valutazione o di un piano operativo; è certo che il comando americano criticò l’operato del 451° Group, dichiarando che la missione era stata un fallimento totale, per scarsa capacità di giudizio e scadente lavoro di squadra.

Mentre non ci fu alcuna reazione di fronte a quello che era successo a terra: le bombe che cadevano sui civili, se fuori obiettivo, non erano considerate. E il quartiere di Gorla era territorio nemico. Questa è la logica di guerra. Sempre e dovunque.

Bari, 2 dicembre 1943 : silenzio fino al 1993

Bari, 2 dicembre 1943: alle 19,25 una flotta di bombardieri della Luftwaffe nazista attacca il porto, dove, accanto a trenta navi alleate, è ancorata la “John Harvey”, battente bandiera americana, che nella stiva trasporta 90 tonnellate di iprite, in bombe da 45 chilogrammi ciascuna.

L’uso dell’iprite era proibito in base alla Convenzione di Ginevra del 1925 ed il divieto era sempre stato rispettato nel corso della II guerra mondiale ( l’Italia però l’aveva usata in Etiopia ).

Quando la nave scoppia, il vento da terra allontana verso il largo la nube tossica causata dall’esplosione, ma l’iprite si disperde come miscela oleosa e contamina marinai, portuali e soccorritori.

Degli 800 militari ricoverati per ustioni e ferite, ben 617 sono intossicati dall’iprite e 82 muoiono. Le vittime complessive del bombardamento furono almeno un migliaio ( 250 i civili baresi ), ma un bilancio preciso non è mai stato fatto.

Le navi affondate furono 17, un numero enorme. Eppure, gli americani cercarono di mettere tutto a tacere; solo nel 1993 una pubblicazione medica ufficiale dell’esercito americano ammise la presenza dell’iprite. Ancor oggi, l’episodio è poco conosciuto al di fuori dei confini regionali, ma c’è un interessante documentario Rai che risponde a qualche domanda:

La grande storia : Fabio Toncelli: 2 dicembre 1943 : Inferno su Bari

È da pochi giorni in libreria un libro che ricostruisce la storia del bombardamento di Bari che si basa sulle ricerche svolte per il documentario Rai: Top Secret Bari 1943 – La vera storia della Pearl Harbor del Mediterraneo (Castelvecchi Editore). Il suo autore, Francesco Morra, è l’ideatore del progetto del documentario nonché l’autore delle ricerche storiche per la sua realizzazione. Si può leggere una recensione del libro nella web Barinedita.

Se ti è sembrato interessante, condividilo!

2 risposte to “Gorla e Bari : ” danni collaterali “?”

  1. Dieghi Paolo

    La morte di qualsiasi persona genera tristezza. Ancora di più se è causata in modo violento e generata da superficialità. Non giustificabile è la presenza di iprite e il bombardamento di zone abitate. Gli USA sono stati determinanti per la risoluzione della guerra, ma tenere presenti i loro errori ci deve indurre a riflettere sui comportamenti che si devono tenere in tante situazioni che anche oggi si presentano come conflitti inevitabili. La morte di un bambino è angosciosa. Conosco il monumento di Gorla, ma non avevo mai visto il filmato che fissa la loro morte e che ancora stringe il cuore.

    Rispondi

Lascia un commento

  • (non sarà pubblicata)

XHTML: Puoi usare questi tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>