La nuova frontiera italiana

Giovani italiani all’estero : La nuova frontieraGiovani italiani all’estero : La nuova frontiera

Mi piace cominciare il 2016 con una riflessione sulle esperienze dei giovani italiani all’estero, come sono proposte in una sezione del libro di Mario Calabresi Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa ( Mondadori).

“Sulla nuova frontiera”, questo il titolo del capitolo, si concentra sui giovani italiani che vivono e lavorano fuori dalla penisola: ragazzi che sono andati a studiare come si fa il vino in Australia e Nuova Zelanda ( e sono tornati ), ragazze che studiano a Shanghai, uomini che hanno progettato e costruito campi sportivi e piste di atletica in Cina. L’immagine a cui l’autore accosta questi giovani è quella dei pionieri alla conquista di territori inesplorati, che permettono di sperimentare nuove vite.

Perché oggi non partono i più poveri, ma quelli che studiano di più, spinti dal bisogno di spazio e opportunità, quegli spazi e quelle opportunità che a casa nostra non riescono a vedere. E parlano dell’Italia come di un Paese “che ha tradito la promessa che si deve fare a ogni nuova generazione: avere una possibilità.”( pag. 43)

Emblematica è la storia di Bianca Mazzinghi, giornalista di 29 anni, originaria di Massa Marittima, che vive da due anni a Shanghai dove lavora, unica straniera, in una società cinese.

Laureata all’Università di Firenze, dove ha studiato il cinese, Bianca, non contenta delle prospettive italiane – per più di un anno ha lavorato in una redazione esteri, traducendo solo agenzie – parte nel 2013 per la Cina, dove comincia a lavorare per un importatore cinese di vino, dato che come giornalista free lance non potrebbe mantenersi.

Mentre si trova a Chengdu, sede della più importante fiera del vino, incontra tre giovani cinesi che, dopo aver vissuto qualche anno in Italia, hanno fondato una società di produzione e distribuzione dei più famosi vini italiani e cercano un’italiana che presenti le cantine.

Compito difficile: Bianca deve svolgere un’opera di educazione e di cultura in un paese in cui a cena si ordinano succhi di frutta, tè, birra o grappa giapponese, in un mercato con accordi bilaterali che penalizzano gli europei.

Capisce subito che per i cinesi il vino è solo quello rosso, forte e potente e che la nostra forza sono i brand: Barolo, Bolgheri,Chianti, Sassicaia, prosecco. Per diffonderne la conoscenza, nel primo anno di attività organizza un centinaio di eventi in tutto il paese.

Questo nell’ambito di una vita quotidiana che spesso è una battaglia in tanti settori, anche quando si tratta di frequentare una palestra o di iscriversi ad una piscina.

Allora, perché tanti giovani italiani sono in Cina? Perché, sostiene Bianca, ci sono possibilità, si impara qualcosa ogni giorno: “Qui, se fai le cose perbene, c’è lavoro e ci sono tante opportunità” mentre in Italia “tutto è fermo e si fa troppa fatica non ripagata e senza prospettive”. E conclude che, di tutti i proverbi locali, quello che la convince di più è: “Usa il cuore per pensare”.

Bianca adesso è diventata direttrice di Italy Promotion Centre, fondato un anno fa, che ha come obiettivo la crescita stabile delle compagnie italiane in Cina attraverso l’offerta di un servizio professionale.

Shanghai, The Bund - nuove frontiere per i giovani italiani

Un’unica osservazione: accanto all’ammirazione per Bianca, per la sua tenacia e le sue capacità, a me rimangono una serie di interrogativi e di riserve sulla Cina; per questo, ed anche per introdurre una nota di ottimismo, scelgo di chiudere con la storia di chi ha avuto la possibilità di tornare.

Ugo Leo, nato a Marina di Camerota e laureato in Lettere a Salerno, dopo un lungo stage a Roma in un’azienda di produzione cinematografica che non offriva prospettive per il futuro, decide un cambiamento radicale e parte per l’Inghilterra.

A Londra, aggirandosi per Brewery marchet, uno dei mercatini all’aperto di Brick Lane, constata che nessuno vende cibo italiano e prepara un piano. Affitta uno spazio – 30 euro – compra un carrello, una bici, uno scaldavivande e per un anno e mezzo, di sabato e di domenica, cucina le ricette della nonna: melanzane ripiene, frittata di pasta e frittata di spaghetti.

Al netto dalle spese, guadagna 100 euro al giorno: le 100 sterline del sabato gli servono per pagare l’affitto, quelle della domenica per il corso d’inglese e la vita quotidiana.

Dopo un anno e mezzo, grazie anche al buon inglese acquisito nel frattempo, viene accolta la sua domanda per un master di comunicazione a Londra.

Contemporaneamente viene scelto per un master di giornalismo in Italia. Sceglie di tornare. Adesso costruisce video nella redazione de “La Stampa”; recentemente gli è stato assegnato il premio “Igor Man” per il lavoro svolto in occasione degli scontri avvenuti a Milano nel giorno dell’inaugurazione dell’ Expo. Cucina solo per gli amici.

Potrei continuare, presentando una situazione che conosco direttamente: due giovani architetti emiliani che, quando il Comune di Venezia non ha portato avanti il bel progetto di recupero delle isole della laguna, sono andati a Barcellona e lì hanno trovato il lavoro giusto… ma preferisco fermarmi qui: buon 2016 ai giovani che seguono questo sito!

Maria Livia

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2 risposte to “La nuova frontiera italiana”

  1. Pina

    E’ molto utile la diffusione e la condivisione di queste storie di vita, non solo per i giovani: in questo modo ogni italiano pprende atto delle realta’ esistenti all’estero.

    Rispondi

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