Il mondo ha conosciuto il nome di Raul Wallemberg, il diplomatico svedese inviato del re di Svezia con il compito di portare in salvo il maggior numero possibile di ebrei ungheresi, ma non quello dell’italiano Giorgio Perlasca, che ne salvò almeno 5000. Vediamo come.
Nato a Como il 31 gennaio 1910, Giorgio Perlasca da giovane si arruola nelle camicie nere.
Nel 1936 parte volontario, per la guerra d’Etiopia e nel 1937 per la Spagna, a fianco dei franchisti…
Al termine della guerra civile spagnola (1939) entra in crisi il suo rapporto con il fascismo, a causa dell’alleanza con Hitler e delle leggi razziali, che sancivano la discriminazione degli ebrei italiani.
Perlasca smette di essere fascista, senza diventare antifascista.
Nel novembre 1939 chiede ed ottiene una licenza militare indeterminata.
Nel 1920, dopo il Trattato di Trianon,il reggente dello Stato ungherese, l’ammiraglio Horthy, rappresentava la decaduta monarchia Austro-Ungarica, anche se formalmente il sovrano ungherese era l’ex imperatore, Carlo I d’Asburgo.
Nel 1941, il governo di Horthy entrò in guerra a fianco delle potenze nazifasciste, ma i costi del conflitto furono pesantissimi, tanto che nel 1944 si cercò un accordo con gli Alleati ( l’armistizio con l’U.R.S.S. era stato firmato il 13 ottobre 1943).
Questo “ tradimento” comportò l’occupazione dell’Ungheria da parte dei nazisti ( ottobre 1944), che costrinsero il reggente Horthy a rassegnare le dimissioni.
Gli successe Ferenc Szalasi, capo delle “ Croci Frecciate”, filonaziste. L’Ungheria era ormai uno stato” fantoccio “ del Reich.
Perlasca in Ungheria
Perlasca decide di lasciare l’Italia e sceglie di occuparsi di attività commerciali : dal 1942 è a Budapest come venditore di una ditta di importazione carne di Trieste ( la SAIB).
Nell’ottobre 1944, dopo che il governo Horthy aveva avviato trattative con gli alleati, i tedeschi occupano l’ Ungheria, arrivando fino a Budapest e affidano il governo alle “Croci frecciate”, filonaziste.
Ferenc Szalasi, il loro capo, diventa primo ministro e capo di stato.
Cominciano anche le persecuzioni sistematiche contro gli ebrei e contro gli oppositori politici.
Ma Perlasca ha un’ancora di salvezza: può esibire un attestato utile, ottenuto in Spagna , a conclusione della lotta a fianco dei franchisti : “In qualunque parte del mondo tu ti troverai, rivolgiti alla Spagna”.
Perlasca diventa spagnolo
Esibendo questo attestato, Perlasca si rivolge all’ambasciata di Spagna, e diventa cittadino spagnolo con regolare passaporto : Jorge Perlasca.
L’ambasciata, è retta da Sanz Britz, che insieme ad altre potenze neutrali (Svezia, Portogallo, Svizzera, Città del Vaticano), sta rilasciando salvacondotti per proteggere i cittadini ungheresi di origine ebraica grazie alla legge Primo de Revera ( 1922) che riconosce la cittadinanza spagnola a tutti gli ebrei sefarditi.
I Salvacondotti spagnoli, rilasciati fra il I dicembre 1944 e il 16 gennaio 1945, sono così concepiti: “Parenti Spagnoli hanno richiesto la sua presenza in Spagna; sino a che le comunicazioni non verranno ristabilite ed il viaggio possibile, lei resterà qui sotto la protezione del governo spagnolo”. (G. Perlasca “Diario”, página 72).
Le lettere di protezione sono accordate a chiunque ne faccia richiesta, senza chiedere nulla in cambio.
Perlasca cura personalmente l’organizzazione e l’approvvigionamento dei viveri, utilizzando gli scarsi fondi dell’ambasciata ed i propri.
Da parte spagnola, ci si impegna a garantire che nelle case protette (una decina) avrebbero trovato rifugio ebrei disarmati in possesso di documenti spagnoli.
La polizia può controllare la casa, ma solo in presenza di un funzionario dell’ambasciata.
L’ organizzazione funziona perfettamente. Ad esempio, dopo che Sanz Britz, alle fine del novembre del 1944, deve lasciare l’Ungheria, per evitare di riconoscere il governo filonazista di Szalasi, tutte le lettere risultano retrodatate al giorno precedente a quello delle sue dimissioni.
Perlasca diplomatico spagnolo
Ma Il ministro degli Esteri ungherese ordina di sgomberare le case protette dagli spagnoli.
A questo punto interviene Perlasca, con un vero “colpo di teatro”: “Sospendete tutto! State sbagliando! Sanz Britz non è fuggito, si è semplicemente recato a Berna per poter agevolmente comunicare con Madrid, visto che di qui non è più possibile. Informatevi presso il ministero degli Esteri! Esiste una precisa nota di Sanz Britz che mi nomina suo sostituto per il periodo della sua assenza!State parlando con l’incaricato spagnolo!”( pag 68, Diario, cit.)
L’inganno funziona, anche dopo i controlli delle Croci Frecciate.
Il giorno dopo, Perlasca compila di suo pugno la propria nomina a rappresentante diplomatico spagnolo e la presenta al Ministero degli Esteri, dove le sue credenziali sono accolte senza riserva.
Fra il 1 dicembre 1944 ed il 16 gennaio 1945 Perlasca rilascia migliaia di salvacondotti.
Quando l’Urss invade l’Ungheria, Perlasca torna avventurosamente in Italia, da dove informa delle sue azioni il governo spagnolo e quello italiano.
Non racconta nulla, né alla famiglia né alla stampa.
Solo nel 1987 alcune donne ebree ungheresi, da lui salvate, mettono sul giornale della comunità ebraica un avviso di ricerca di un diplomatico spagnolo, Jorge Perlasca , e alla fine trovano un italiano.
La storia di Perlasca viene divulgata ed arrivano le onorificenze, fra cui, nel 1989, il titolo di “Giusto tra le Nazioni.”
Ma Perlasca non le gradisce tutte: ad esempio, rifiuta un vitalizio del governo italiano, conformemente al suo carattere, che lo colloca fra gli eroi atipici del 1900.
Con Perlasca il conto non tornava: un ex fascista era stato un eroe vero nella salvezza degli ebrei. – Giovanni Minoli in “Mixer”
I testi su Perlasca ormai sono numerosi, ma il mio principale libro di riferimento è stato il suo “Diario”, inserito in “La banalità del bene”, di Enrico Deaglio, Edizioni Il Mulino 1991
Interessante anche la trasmissione “Mixer”, che ha raccontato per la prima volta la storia nel 1990.