Foibe: il giorno del ricordo

I fatti non cessano di esistere perché vengono ignorati A. Leonard Huxley
Il giorno del ricordo: le foibe

Le Foibe – premessa

Nel 1941 il Regno di Jugoslavia era stato occupato e smembrato dagli eserciti italiano e tedesco : la parte settentrionale della Slovenia fu annessa al Reich, mentre Lubiana e la zona centrale della Dalmazia divennero italiane. Si formò anche lo Stato indipendente di Croazia, guidato dagli ustascia, nazionalisti croati.

L’opposizione era costituita dai cetnici, nazionalisti serbi fedeli alla monarchia, e dal movimento comunista guidato da Josif Broz, detto Tito, che dopo l’8 settembre 1943 assunse il controllo dell’Istria.

L’occupazione militare jugoslava, che durò circa un mese, fu caratterizzata da una lunga serie di rappresaglie e di violenze nei confronti di coloro che, in Istria, rappresentavano o avevano rappresentato lo Stato italiano. Molti degli arrestati vennero uccisi nei pressi di particolari cavità naturali carsiche, profonde anche decine di metri – le foibe – dove furono gettati i loro cadaveri.

L’intervento dell’esercito tedesco costrinse alla ritirata le forze di Tito, che solo nel maggio 1945 occuparono di nuovo Trieste e l’Istria, dove ripeterono, su scala maggiore, le violenze del 1943, con l’obiettivo di eliminare o emarginare tutti gli eventuali oppositori al controllo slavo della Venezia Giulia.
( F.M. Feltri- M.M. Bertazzoni- F. Neri : I giorni e le idee , Sei 2013 pp. 433-434 )

mappa delle foibe

Mappa delle foibe

La foiba di Basovizza

(Il pozzo minerario di Basovizza si trova vicino a Trieste; il rapporto che segue è steso dagli alleati, sulla base di testimonianze raccolte nell’estate del 1945)

ingresso di una foibaNell’area di Basovizza una cavità, chiamata Pozzo della Miniera, fu usata dai partigiani jugoslavi, in particolare fra il 3 e il 7 maggio 1945, per l’eliminazione di italiani.

Tre testimoni oculari hanno dichiarato che gruppi da 100 a 200 persone sono stati precipitati o fatti saltare di sotto. Le vittime dovevano saltare oltre l’apertura della foiba ( larga circa dodici piedi) e veniva detto loro che avrebbero avuto salva la vita se ce l’avessero fatta. I testimoni riferiscono che, sebbene qualcuno fosse riuscito nel salto, fu ugualmente fucilato e scaraventato di sotto.

Si dice che un commissario ( funzionario del partito comunista, che accompagnava le forze armate, ndr) jugoslavo abbia dichiarato che più di 500 persone sono state precipitate nel pozzo ancora vive.

Successivamente sono stati gettati dentro i corpi di circa 150 tedeschi uccisi in combattimento nei dintorni, e così pure circa 150 cavalli morti.

Nella cavità furono poi gettati degli esplosivi . La verità di queste affermazioni fu confermata durante una chiacchierata con alcuni bambini del posto: una di loro, dopo aver descritto quello che aveva visto, aggiunse compiaciuta : ”e in che modo i fascisti urlavano”. Una donna anziana, parlando delle esecuzioni, affermò che, parlando dal suo punto di vista, era stato un vero peccato sprecare dei vestiti così buoni e che avrebbero dovuto far spogliare i fascisti prima di precipitarli di sotto. (R.Pupo – R.Spazzali , Foibe, B. Mondadori, 2003 pag. 72 )

La foiba di Vines – Istria

(le righe che seguono fanno parte della dichiarazione rilasciata agli angloamericani da un maresciallo dei vigili del fuoco, che aveva l’incarico di recuperare dalla foiba di Vines i corpi delle persone uccise nel 1943).

Operazione

“Terminata l’impalcatura,(…) il Mar.Harzarich scende. Alla profondità di 66 metri, sopra un piano fortemente inclinato, trova alcuni indumenti di vestiario maschili e femminili e due salme che vengono immediatamente portate alla luce.
Il direttore delle Miniere Carbonifere dell’ARSA, presente, riconosce i due per:
1) Stossi Bruno, di Giovanni, di anni 39, elettricista da Pola, operaio nelle miniere dell’ARSA(…)
2) Chersi Mario, fu Andrea, capo Operaio nelle miniere dell’ARSA, da Albona.(…)
Il giorno successivo, il riconoscimento delle salme viene confermato dai familiari accorsi.
L’interrogato ( Harzanich stesso, che sta descrivendo agli angloamericani l’operazione di recupero delle salme, ndr) non è in grado di fornire particolari sulle eventuali colpe dei due che hanno indotto i partigiani slavi a prelevarli nelle loro case nella prima quindicina del settembre ’43, per gettarli nell’abisso.
I polsi dei disgraziati sono legati con filo di acciaio stretto da pinze. I corpi fissati, spalla contro spalla, da un altro cavo d’acciaio lungo circa 20mt. E dello spessore di 5/6mm. Il lavoro viene sospeso a sera.
17ott ‘43
I lavori riprendono di buon mattino.
[…] L’Harzarich scende a 146 metri per trovare un secondo piano. La visione è delle più macabre : il piano è pieno di cadaveri”
( R. Pupo – R. Spazzali , Foibe, cit, pp.52-54)

La Storia siamo Noi: Storia delle foibe – La strage dimenticata

Foibe: perché?

Di fronte a tanto orrore, le spiegazioni sembrano sempre parziali. Senza dubbio, la politica di italianizzazione forzata sul nostro confine orientale durante il ventennio fascista è un elemento importante.

Riporto, a titolo d’esempio, un passo tratto da un bando emanato dal generale Mario Robotti, comandante dell’ XI corpo d’armata, datato 18 luglio 1942 : “ (…) Chi compia comunque atti di ostilità alle autorità o truppe italiane; chi venga trovato in possesso di armi, munizioni ed esplosivi; chi favorisce comunque i rivoltosi; chi venga trovato in possesso di passaporti, carte di identità e lasciapassare falsificati, deve essere passato per le armi.

Non ammetto che gente colpevole di quanto sopra venga deferita ai tribunali od internata, deve essere soppressa.(…)”. ( E. Collotti, La seconda guerra mondiale, Loesher, 1985, p.110).

Un altro elemento fondamentale da considerare è la politica espansionistica del maresciallo Tito, che aveva l’obiettivo di annettere alla Jugoslavia non solo la Dalmazia e l’Istria, ma anche Trieste ed il territorio di Gorizia. In quest’ottica, la repressione colpiva tutti coloro che erano contrari al progetto espansionistico, indipendentemente dalle loro corresponsabilità con il regime fascista .
Bisognava impedire che si affermassero autorità italiane antifasciste, capaci di proporsi come tali davanti agli alleati, ed era necessario soffocare, anche nel P.C.I., quanti si mostravano sensibili al problema nazionale.
( G. Oliva, Foibe, A.Mondadori, 2002, pag. 8)

Perché un così lungo silenzio di stato sulle foibe?

Il libro di Oliva tenta qualche risposta; schematizzando, si possono mettere a fuoco tre spiegazioni:

I ) Quando, nel 1948, i comunisti jugoslavi di Tito vengono condannati da Stalin come deviazionisti, il mondo occidentale guarda al governo di Belgrado come ad un possibile riferimento contro l’URSS, e viene meno l’interesse a sollevare il problema di quanto accaduto sul confine orientale.
II ) Lo stesso governo italiano sacrifica la chiarezza sulle foibe a motivi di opportunità politica.
Il Friuli-Venezia Giulia, infatti, rimane sotto l’amministrazione alleata fino al Trattato di pace del 15 settembre 1947. Trieste e il suo circondario ( la zona A), continueranno ad essere amministrate dagli alleati fino al 26 ottobre 1954. Considerata questa situazione particolarmente pesante, il nostro governo preferisce non sollevare alcun problema su quanto è accaduto nella primavera del 1945 al confine orientale, per far passare il più possibile sotto silenzio il Trattato di pace e la diminuzione della sovranità nazionale.

III) Il governo di Roma era già stato messo in difficoltà dalle richieste jugoslave, presentate nel gennaio 1945 e reiterate nel 1946, riguardo l’estradizione di alcune centinaia di ufficiali e soldati italiani, accusati di aver commesso crimini di guerra durante l’occupazione del 1942-43.
Un atteggiamento morbido rispetto alle foibe diventava funzionale all’insabbiamento delle richieste di estradizione verso Belgrado (G.Oliva” Foibe “cit, pag 8 )

Quanti morti?

Spesso non è stato possibile recuperare i cadaveri delle vittime..

Allo stato attuale delle ricerche, sembra che la cifra più attendibile per il periodo compreso fra l’occupazione jugoslava d Trieste ( I maggio 1945 ) e l’ingresso delle truppe inglesi nella stessa Trieste, il 12 giugno 1945, arrivi a 4 / 5000 vittime italiane ( Feltri, cit. pag 434 e G. Oliva, cit pag 6 ).

Senza dimenticare i 500/ 700 “ infoibati “ nel corso della prima occupazione delle truppe di Tito, dopo l’8 settembre 1943.

Oliva aggiunge che le vittime diventano 10000, se al numero di coloro che sono stati nascosti negli inghiottitoi carsici si aggiungono i prigionieri deceduti nei campi di concentramento della Slovenia e della Croazia o durante le marce di trasferimento.

10 febbraio: il Giorno del ricordo

 

Foibe: per non dimenticare

Uno dei primi esponenti del P.C.I. a pronunciarsi contro il silenzio sulle foibe è stato Luciano Violante, quando era Presidente della Camera.

Nello stage di formazione politica organizzato a Filaga, in provincia di Palermo, il 26 agosto 1996, Violante invitava a battersi per far emergere tutta la storia del nostro paese. A questo proposito, ricordò che in base alle “convenienze” della guerra fredda, che comportavano un atteggiamento di particolare condiscendenza nei riguardi di Tito, le foibe avrebbero dovuto scomparire dalla memoria collettiva.

Nel 1998, il discorso sulle foibe venne affrontato al Teatro Verdi di Trieste, durante un incontro fra lo stesso Violante, ancora Presidente della Camera e Gianfranco Fini, Presidente di Alleanza Nazionale , uno dei proponenti della legge che, il 30 marzo 2004, istituì il Giorno del ricordo.

La legge intende conservare e rinnovare “ la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orienta

La data prescelta fa riferimento al giorno in cui, nel 1947, fu firmato il trattato di pace che assegnava alla Jugoslavia l’Istria e la maggior parte della Venezia Giulia.

 

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Una risposta to “Foibe: il giorno del ricordo”

  1. Esuli dall'Istria

    • Nessuno muore mai del tutto finchè ne viene onorato il Ricordo

    • Le radici profonde non gelano (J.R.R. Tolkien)

    • “Solo i Morti hanno il diritto di perdonare, i vivi hanno il dovere di non dimenticare” (David Ben Gurion)

    • M’hanno chiesto: perchè piangi? Poichè non avrebbero compreso il mio pianto, ho risposto: nessuno piange. L’Esule è ovunque solo”. (Lamennais)

    • Da: la piccola “Vedetta d’Italia” del 1950
    “le idee non si strozzano ed anzi dal patibolo risorgono, terribilmente feconde”

    • Non dimentichiamo le centinaia di Caduti al Bus de la Lum (Belluno)

    • La verità è tanto più difficile da sentire quanto più a lungo la si è taciuta. (Anna Frank)

    • “Han ballato sui loro corpi, han sputato sul loro nome, han nascosto le loro tombe, ma non li possono cancellare”

    • Ai vivi si devono dei riguardi, ai morti si deve soltanto la verità. (Voltaire)

    • Dilexi Justitiam, odivi iniquitatem, propterea morior in exilio.
    Ho amato la Giustizia, ho odiato l’iniquità, perciò muoio in Esilio.
    (Papa Gregorio VII – Ildebrando di Sovana)

    • Guai a seppellire la storia, perché prima o poi schizza fuori come un cane rabbioso” (Georg Wilhelm Friedrich Hegel)

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