Italiani coraggiosi contro la “malapolvere” dell’Eternit

EternitMarco Imarisio, giornalista del “ Corriere della sera” raccoglie in questo libro una selezione dei
suoi articoli, pubblicati dal 1998 al 2013, che ci permette di ripercorrere vicende pubbliche, ad esempio, il G8 di Genova, il naufragio della Costa Concordia, Scampia, e storie private diventate pubbliche ( Cogne, Eluana Englaro, Pantani…)

Fra le tante tematiche possibili, ho scelto di proporre quella relativa all’Eternit di Casale Monferrato (Alessandria).

 Marco Imarisio Italia Ventunesimo Secolo

Eternit

Il brevetto di un nuovo materiale innovativo che, mischiando cemento e amianto, dava un prodotto indistruttibile, usato soprattutto per vasche, tegole, tettoie, venne acquistato nel 1903 dalla svizzera Eternitwerke AG, che negli anni ’20 cambiò il nome in Eternit.

Eternit è dunque anche il nome dell’azienda produttrice di quel tipo di fibrocemento, azienda che nel 1906 aprì il primo stabilimento in Italia, a Casale Monferrato.

Dal 1933 la ditta fu di proprietà della famiglia di imprenditori svizzeri Schmidheiny, che nel 1973 divenne responsabile degli stabilimenti italiani, affiancata dai belgi De Cartier.

Le morti per mesotelioma, il tumore della pleura indotto dall’amianto, cominciarono negli anni 50 (la malattia ha un periodo d’incubazione di 30 anni) e proseguono ancor oggi.

A Casale sono morte 1580 persone, 2900 in tutta Italia, dato che l’Eternit aveva anche una sede a Rubiera (RE), a Cavagnolo ( To ) e a Bagnoli ( Na).

La fabbrica venne tumulata nel 2000, con un’operazione analoga a quella di Cernobil.

Le denunce di Pesce e Pondrano

Nicola Pondrano, giovane operaio di Casale Monferrato, aveva cominciato a lavorare all’Eternit nel 1974. Da allora, ogni settimana, vedeva che i nomi dei necrologi affissi alla bacheca del consiglio di fabbrica cambiavano : per questo entrò nel consiglio, deciso a fermare una strage che diventava sempre più evidente.

Bruno Pesce, sindacalista, nel 1979 fu destinato dalla CGL all’Eternit di Casale.

Dall’incontro fra questi due uomini ebbero origine le prime indagini ambientali sullo stabilimento .

Nel 1981 Pondrano e Pesce passarono un’intera notte al telefono, per contattare tutti i 120 dipendenti dell’azienda, candidati a dimissioni vantaggiose, a patto che rinunciassero all’indennità prevista per chi aveva lavorato l’amianto.

Indagarono sulla morte per mesotelioma del maestro elementare Giuseppe Bertolotti, deceduto nel 1978, scoprendo che moriva di questa patologia anche chi in fabbrica non aveva mai lavorato e portarono la protesta a Roma, sotto le finestre dell’Inail, che aveva smesso di pagare il sovra premio supplementare a chi lavorava a contatto con l’amianto..

Lanciarono una campagna d’informazione, pagandola di tasca propria, e fondarono il comitato delle vittime, trovando gradatamente alleati nelle famiglie della zona, che cominciavano a rendersi conto della diffusione del mesotelioma.

Va ricordato che l’azienda era molto potente a Casale : aveva 2000 dipendenti e, forte di questo potere, negava la nocività dell’amianto e condizionava la vita della città.

La mossa decisiva

Il 18 maggio 1984 Pondrano e Pesce organizzano un convegno dal titolo in apparenza innocuo: “Le polveri bianche irritanti nella fabbrica“, garantendosi la partecipazione dei sindacati.

Durante l’assemblea, all’improvviso prendono la parola e comunicano i numeri delle loro indagini all’Eternit: 800 denunce in sei anni, 400 decessi. I sindacati chiedono una perizia. 
Il prof.Michele Salvini, ordinario di medicina preventiva dei lavoratori all’Università di Pavia, entra nello stabilimento ( che l’azienda ha cercato di ripulire), chiede una sedia, ci sale sopra e, con un pennellino, comincia a spazzolare il ripiano più alto di un macchinario.
Sui presenti cadono fiocchi di polvere bianca. Salvini presenta al pretore di Casale, che lo ha incaricato dell’ispezione, un perizia dettagliata sui danni mortali dell’amianto.

Lo stabilimento ha ormai i giorni contati.

L’Eternit chiude nel 1986 : il ramo italiano dell’azienda è fallito.

Nel 1987 Riccardo Coppo, sindaco democristiano di Casale, cominciò l’opera di bonifica, proibendo l’uso dell’amianto su tutto il territorio casalese.

Nel 1988 moriva, a 33 anni Piercarlo Busto, bancario, che dopo il lavoro andava a correre vicino all’Eternit; sua moglie diede un importante contributo alla lotta di Pondrano e Pesce facendo affiggere un cartello funebre in cui era scritto: “ L’inquinamento d’amianto lo ha tolto all’affetto di chi lo amava” .

Le indagini : il metodo Guariniello

Il 22 dicembre 2004 venne presentata a Torino la prima denuncia contro i proprietari dell’azienda, per inosservanza di qualsiasi disposizione in materia di sicurezza sul lavoro.

Si occupò dall’inchiesta il procuratore Raffaele Guariniello, che diede il via alle indagini mettendo in atto un metodo innovativo : per contestare il reato di dolo nel disastro ambientale, puntò sui documenti più che sulle testimonianze, disponendo perquisizioni e sequestri in uffici e studi internazionali, secondo un metodo già applicato alla criminalità economica e politica.

Prima di lui, i magistrati non avevano neanche provato ad andare oltre le responsabilità degli amministratori locali.

Da vedere : Robero Saviano che parla di Eternit durante la trasmissione televisiva: “Quello che (non) ho”:

Il regista Francesco Ghiaccio sta girando il film Un posto sicuro, che ripercorre il dramma dell’Eternit:

un posto sicuro
I processi

Il primo processo iniziò il 6 aprile 2009; la sentenza di primo grado arrivò il 13 febbraio 2012. I proprietari furono condannati a 16 anni per disastro ambientale e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche.

Nel giugno 2013 si concluse il processo di II grado, che aumentò la condanna a 18 anni di carcere ( il barone Louis De Cartier era morto ).

Il 19 novembre 2014, la prima sezione penale della corte di Cassazione ha annullato il processo Eternit per prescrizione dei reati; ma alcuni aspetti della storia giudiziaria continuano.

Un buon resoconto di queste vicende si può trovare sul quotidiano on line “ Il Post”.

Se ti è sembrato interessante, condividilo!

2 risposte to “Italiani coraggiosi contro la “malapolvere” dell’Eternit”

  1. Dieghi Paolo

    Gli eventi riportati sono relativi a un arco di tempo non breve e leggerli in modo “ravvicinato” permette approfondimenti e di conseguenza considerazioni negative sulle carenze legislative e sui tempi in cui vengono emesse le sentenze.

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    • Maria Livia Paltrinieri

      Credo che questa osservazione possa raccogliere un consenso generale, grazie da MLivia

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