Enrico Mattei, il petroliere italiano senza petrolio (1906 – 1962)

Enrico Mattei“Il metanodotto arriva alle porte di quella città ( Cremona, n.d.r.). Che fare? Bisognerà attendere delibere, ordinanze, autorizzazioni. Ci vorranno mesi, anni. Mattei non esita. Poco dopo la mezzanotte arriva alla periferia con trecento operai armati di vanghe e picconi. Mentre la gente dorme Cremona viene attraversata da una lunga trincea fiancheggiata da mucchi di terra. In poche ore la città risuona di proteste. Accorre il sindaco, trafelato e furioso. “Vi prego di scusarmi -replica Mattei – i miei uomini hanno commesso un imperdonabile errore di percorso. Ora darò gli ordini perché i lavori vengano immediatamente sospesi”. Prospettiva terrificante per la circolazione. Al sindaco non rimane che rincorrere Mattei e supplicarlo “Mettete i vostri tubi e ricoprite la trincea in giornata. E andate al diavolo.”

Questo episodio è riportato nel libro Mattei, di Carlo Maria Lomartire, che ricostruisce il percorso di imprenditore pubblico di Enrico Mattei, nominato nel dopoguerra prima commissario poi, dal 1948, vicepresidente dell’Agip ( Agenzia generale italiana petroli, l’ente creato dal fascismo), proprietaria di alcune concessioni ed esplorazioni petrolifere che non avevano reso niente, né in Italia né all’estero.

Dal “rinascimento” dell’Agip all’Eni.

Mattei avrebbe dovuto smantellare l’Agip, invece decise di tenerla in vita: le trivellazioni in Val Padana, in particolare a Cortemaggiore ( Pavia ) avevano evidenziato la presenza di metano, fondamentale per un paese come il nostro che, pur avendo ancora il 50% di addetti all’agricoltura, stava rapidamente industrializzandosi.

Quando, nel 1953, Mattei fondò l’Eni ( Ente nazionale idrocarburi ), che aveva il monopolio sul metano e sul petrolio ( pochissimo, in realtà) della Pianura Padana, l’Agip ne diventò la struttura portante: una fitta rete di metanodotti, costruita anche aggirando norme, divieti, e talvolta, come si è visto, mettendo in atto “comparsate” degne della commedia all’italiana, collegò le città italiane e forni alle industrie combustibile a basso prezzo.

EniAnche se, a livello di immaginario collettivo, l’Agip si identificò prevalentemente con lo slogan della “Supercortemaggiore, la potente benzina italiana”, con i moderni motel e con i distributori, che mettevano in mostra il logo del cane a sei zampe, una sorta di centauro moderno, nato dalla somma delle quattro ruote dell’auto e delle gambe del guidatore.

Eni e fondi neri
 Grazie alle rendite di cui l’ENI godeva, Mattei aveva costituito fondi “neri”, utilizzati per effettuare le operazioni a cui non sarebbe stato possibile dar corso scopertamente; attraverso i fondi usava un partito per uno scopo, pagava, poi eventualmente, ne sceglieva un altro: “Uso i partiti politici come un taxi” è una sua frase diventata famosa.

La giustificazione di questa condotta? Mattei affermava che il suo lobbismo si contrapponeva a quello delle “Sette sorelle”- le grandi compagnie petrolifere anglo-americane, che detenevano il monopolio delle forniture sull’ Europa – in quanto era condotto nell’interesse del nostro paese.

I finanziamenti dell’Eni servirono anche a fondare, nel 1956, il quotidiano “Il Giorno”, che venne creato con lo scopo di sostenerne le battaglie politiche, ma distolse energie e denaro dall’obiettivo principale del nostro Ente petrolifero.

Va ricordato che dalla redazione di Milano passarono alcune delle più apprezzate “firme” del giornalismo italiano: Tiziano Terzani , Bernardo Valli, Mauro De Mauro, Gianni Brera, Giorgio Bocca, Italo Pietra.

Mattei, che aveva una spiccata capacità di individuare talenti, era solito dire : “Quando li trovo ( i talenti, ndr) li assumo anche se non ne ho bisogno, perché quando ne hai bisogno non li trovi.”

L’Eni contro le “Sette sorelle”

Sul piano internazionale, Mattei intuì con molto anticipo un futuro in cui i paesi arabi avrebbero esautorato le compagnie anglo-americane dall’oligopolio petrolifero , mettendo sotto il proprio controllo l’oro nero.

In questa prospettiva, l’Eni entrò in competizione con le “Sette sorelle”, allo scopo di rompere il loro monopolio, attraverso la ricerca di nuovi accordi e alleanze, per ottenere concessioni petrolifere dai paesi emergenti dell’area mediterranea.

Il Presidente dell’Eni si impegnò nella ricostruzione dei rapporti con il Marocco, la Persia, la Libia, la Tunisia, il Libano e l’Egitto, offrendo una prospettiva di rilancio e royalty più interessanti di quelle delle sette sorelle.

Si inserì anche nella lotta per l’indipendenza dell’Algeria dalla Francia, dichiarando che non avrebbe acquistato concessioni petrolifere se il paese non avesse raggiunto l’indipendenza, e questa presa di posizione gli costò una minaccia di morte da parte dei terroristi dell’OAS ( Organisation armée secrète), l’organizzazione clandestina francese di estrema destra, che nel 1961 operava ad Algeri per impedire l’indipendenza algerina.

La sua azione per far uscire l’Italia dalla logica dei “cartelli petroliferi” e il suo attivismo sulla scena internazionale sono da tempo alla base della domanda: “Sono stati i tanti interessi da lui colpiti a decretarne la morte?”

Il mistero della morte

La sera del 27 ottobre 1962, l’aereo aziendale su cui Mattei era partito da Catania alla volta di Milano Linate si schiantò a Bascapè (Pavia ): morirono il Presidente dell’Eni, il pilota Irnerio Bertuzzi e il giornalista di “Time” William Mc Hale.

La prima inchiesta, ordinata dal Ministero della Difesa, imputò l’incidente ad un errore del pilota.

Il fratello di Mattei , non convinto, presentò denuncia contro ignoti, ma le indagini della magistratura stabilirono che l’aereo si era schiantato a terra quando era ancora integro, quindi non poteva essere esploso in volo.

Le ipotesi sulla fine di Mattei continuarono: esemplare il bel film di Francesco Rosi: Il caso Mattei premiato a Cannes nel 1972, in cui il regista proponeva elementi che sembravano suffragare l’idea dell’attentato.

Nel corso degli anni si sono susseguite altre ricostruzioni e, nel 1997, un’altra inchiesta, ben ripercorse da La storia siamo noi, nella trasmissione del 13 gennaio 2013.

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3 risposte to “Enrico Mattei, il petroliere italiano senza petrolio (1906 – 1962)”

  1. Dieghi Paolo

    E’ importante oggi considerare la figura di Mattei, a prescindere delle varie scelte effettuate, come un esempio di persona pragmatica che ha perseguito scopi per il benessere del suo paese. Avere la capacità di accettare le persone per le loro qualità e l’abilità di non cadere nelle trappole di chi ha interessi di parte non è da tutti.

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