12 italiani ribelli – Giorgio Boatti : “Preferirei di no”, Einaudi
L’8 ottobre 1931 venne pubblicata sulla “Gazzetta Ufficiale” la legge qui riportata, che imponeva ai professori universitari il giuramento di fedeltà al regime fascista :
“Giuro d’essere fedele al Re, ai suoi Reali successori e al Regime Fascista, di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato, di esercitare l’ufficio di insegnante ed adempiere tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla patria e al Regime Fascista. Giuro che non appartengo e non apparterrò ad associazioni o partiti la cui attività non si concilii con i doveri del mio ufficio.”
Su 1200 docenti universitari, solo 12 rifiutarono di giurare, perdendo insegnamento e libertà; ecco i loro nomi:
Ernesto Buonaiuti( Storia del cristianesimo, Roma), Mario Carrara ( Medicina legale, Torino), Gaetano De Sanctis ( Storia antica, Roma), Giorgio Errera (Chimica, Pavia), Giorgio Levi Della Vida (Orientalista, Roma), Fabio Luzzatto (Diritto agrario, Milano), Piero Martinetti ( Filosofia, Milano), Bartolo Nigrisoli ( Chirurgia, Bologna), Francesco Ruffini (Diritto ecclesiastico, Torino), Edoardo Ruffini Avondo (Diritto, Perugia), Lionello Venturi ( Storia dell’arte, Torino), Vito Volterra ( Matematica, Roma).
Tra tutti, i professori ordinari appartenenti alle comunità ebraiche erano 97: solo 3 respinsero il giuramento .
La scelta per il “no” dei docenti che si opposero non sottintendeva un progetto di mobilitazione comune, né la speranza/ intenzione di parlare alle masse ; fu piuttosto il risultato di un’opposizione individuale rispetto ai modelli di uniformità e di irreggimentazione del ventennio fascista.
Scelta che gli interessati pagarono : qualcuno, come Ruffini e Martinetti, avendo superato i 20 anni di servizio, venne mandato in pensione, ma ci fu anche chi, come Ernesto Buonaiuti, con meno anni di carriera alle spalle, rimase senza cattedra e senza pensione.
Venturi si rifugiò in Francia ; Carrara , aderente a Giustizia e Libertà, fu arrestato nel 1935.
Ognuno di noi, in base ai propri interessi, può accostarsi alla lettura della vita di uno dei questi personaggi agevolmente, in quanto Boatti intreccia storie personali, analisi dei caratteri e storie d’epoca in modo avvincente.
Personalmente, da emiliana, ricordo soprattutto la figura di Nigrisoli ( 1858-1948), proveniente da una famiglia molto conosciuta a Bologna, che venne destituito senza pensione e tornò a fare il chirurgo, operando nella propria clinica fino al 1941.
Nel 1938, quando le associazioni mediche dovevano comunicare l’elenco dei medici ebrei da licenziare, si dimise da tutte le associazioni e – extrema ratio – tolse il saluto a tutti i colleghi conniventi / ossequienti con il fascismo.
Va ricordato che, subito dopo l’avvento del fascismo, i docenti universitari erano stati chiamati a giurare “di essere fedeli al Re e di non appartenere ad alcuna società segreta.” (cioè alla massoneria).
E, alla fine del 1925, una legge aveva disposto il licenziamento di tutti i funzionari statali “in condizioni di incompatibilità con le generali direttive politiche del governo“.
L’applicazione di questa legge portò, secondo Boatti, all’allontanamento dall’insegnamento di più di 500 fra presidi, professori ed insegnanti elementari. Senza che i loro colleghi protestassero .
Anche nel 1938, quando circa cento docenti ebrei furono allontanati dall’Università, ci fu un solo caso di rifiuto a subentrare in cattedra al posto di chi era stato discriminato.
Un precursore : Gaetano Salvemini
Mi piace chiudere con la lettera che un precursore dei 12 professori “ ribelli “, Gaetano Salvemini ( 1873 – 1957) indirizzò al Rettore dell’Università di Firenze all’atto delle proprie dimissioni, nel novembre 1925:
“Signor Rettore, la dittatura fascista ha soppresso ormai completamente, nel nostro paese, quelle condizioni di libertà, mancando le quali l’insegnamento universitario della Storia – quale io lo intendo – perde ogni dignità, perché deve cessare di essere strumento di libera educazione civile e ridursi a servile adulazione del partito dominante, oppure a mere esercitazioni erudite, estranee alla coscienza morale del maestro e degli alunni.
Sono costretto perciò a dividermi dai miei giovani e dai miei colleghi, con dolore profondo, ma con la coscienza sicura di compiere un dovere di lealtà verso di essi, prima che di coerenza e di rispetto verso me stesso.
Ritornerò a servire il mio paese nella scuola, quando avremo riacquistato un governo civile.”
Gaetano Salvemini
Una riflessione per tutti i trasformisti.
Francamente un bell’intervento. Visito con attenzione il sito http://www.belpaeselibri.it. Avanti in questo modo.
Grazie! Sono graditi anche gli interventi dei lettori…buona serata da Maria Livia
Lo Zio Bartolo (come lo definiva mia Nonna Jole Nigrisoli in Benzoni) è stato sempre un solido punto di riferimento per la nostra Famiglia