Briand: un precursore dell’Europa di oggi

L'Europa secondo Aristide BriandÈ noto che gli anni compresi fra il 1919 (l’anno delle paci di Parigi) e il 1939 (la spartizione della Polonia) sono considerati da molti storici come un armistizio fra la prima e la seconda guerra mondiale.

I trattati con i paesi sconfitti (Impero Tedesco, Impero Austro-Ungarico e Impero Turco) imposero ai vinti condizioni durissime: ne è un esempio il trattato di Versailles con la Germania.

Questo si verificò anche se le trattative si erano aperte all’insegna dei “quattordici punti” enunciati nel gennaio 1918 dal Presidente americano Wilson, che rappresentò personalmente il proprio paese alla conferenza di pace.

Ho pensato al ruolo di Wilson mentre leggevo un articolo di Franco Cardini (“Gli sforzi del presidente americano Wilson alla radice di settant’anni di conflitti in tutto il mondo” di F. Cardini ), che deplora l’azione politica del presidente “giurista e accademico prestato (purtroppo)” alla politica .

Vediamo le motivazioni di quel “purtroppo”.

I quattordici punti di Wilson prevedevano il rispetto del principio di nazionalità – che in realtà lasciò il posto al nazionalismo – e di autodeterminazione dei popoli, clausola che risultò valida solo per i vincitori.

Ad esempio, la regione mineraria tedesca della Saar venne concessa alla Francia per quindici anni (dopo di che un plebiscito ne avrebbe deciso la sorte definitiva).

Venne anche creato, in territorio tedesco, il cosiddetto “corridoio di Danzica” assegnato alla Polonia, mentre i popoli della penisola balcanica furono soggetti all’egemonia dei Serbi.

Non mi soffermo su altri aspetti dei trattati di pace e sulla società delle Nazioni, perché i libri di testo sono dettagliatissimi.

mappa dell'Europa

Gli accordi di Locarno e l’Europa di Briand

Un primo fragile successo dei sostenitori della pace si raggiunse con gli accordi di Locarno (5-16 ottobre 1925): Germania, Belgio, Francia Gran Bretagna e Italia, Polonia e Cecoslovacchia fecero della Renania una zona smilitarizzata, inoltre si impegnarono a rispettare le frontiere comuni e a regolare le loro divergenze con accordi pacifici.

Ma Locarno poteva essere in grado di dare nuovo slancio ai sostenitori dell’unità europea, convinti che una futura unione avrebbe allontanato il pericolo di una guerra?

Aristide BriandAlcuni nomi dei sostenitori di questa tesi: il medico danese Heerfordt, l’uomo politico fiammingo Coudenhove-Kalergi, il ministro degli esteri francese Aristide Briand (1862 – 1932) e il suo omologo tedesco Gustav Strasemann, che si schierarono a favore della abolizione delle barriere doganali.

Già sostenere questa tesi significava una scelta politica, che intendeva contrastare i movimenti estremisti che stavano sorgendo, in particolare in Germania e in Italia.

In particolare Briand avrebbe voluto anche la creazione di un mercato comune e l’estensione a tutta l’Europa delle garanzie di Locarno, ma non tutti gli stati erano disposti a sottoscrivere questi principi.

Fu in questo clima che, nel 1926, la Germania venne annessa alla Società delle Nazioni.

Ma Briand portò avanti la sua visione dell’Europa e in un manifesto del 1925 riaffermò le sue convinzioni: il progetto di Unione Europea doveva realizzarsi “in un clima di assoluta fiducia e amicizia, con la collaborazione di altri stati sinceramente interessati all’organizzazione della pace, che riconoscano l’importanza di un’Europa unita”. (Storia d’Europa, pag. 33)

Nel 1926 Briand e Stresemann ricevettero il premio Nobel per la pace.

Briand e Stresemann

Briand e Stresemann

Successivamente Briand appoggiò efficacemente l’iniziativa del segretario di Stato americano Kellog (Patto Briand Kellog, 1928) con il quale tutti gli stati del mondo si impegnavano a rinunciare alla guerra come mezzo di politica internazionale.

Purtroppo gli avvenimenti successivi e le forze politiche che si rafforzarono furono decisamente avverse a questi principi; dovranno passare molti anni e solo nel 1957, con il Mercato Comune Europeo, si realizzò una parte dei progetto di Briand.

Testi di riferimento :

  • Storia d’Europa di autori vari
  • La Stampa: “La (non) pace della Grande Guerra” di F. Cardini, 13 novembre 2018
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