Expo di piombo?
Il giornalista Cesare Martinetti, nella sua corrispondenza del 3 maggio 2015 da Milano, scrive su “La Stampa” che le violenze nei cortei di protesta contro l’ Expo si sono verificate nei pressi di un luogo emblematico: via De Amicis. E aggiunge: “Sono passati 38 anni, è cambiato il mondo, ma siamo di nuovo entrati in una specie di guerra. “.
Che si sia d’accordo o no con l’affermazione di Martinetti, vale la pena chiedersi: che cosa accadde in via De Amicis 38 anni fa, il 14 maggio 1977 ?
Il movimento del ‘77 aveva organizzato un corteo, in teoria pacifico, per protestare contro la morte della militante radicale Giorgiana Masi, avvenuta Roma due giorni prima, durante una manifestazione indetta dai radicali per festeggiare il terzo anniversario della vittoria nel referendum sul divorzio.
Riportiamo alcune fotografie di quel giorno, ricordando che l’immagine più famosa, quella che ha fatto il giro del mondo è la prima, scattata dall’architetto Paolo Pedrizzetti, allora fotografo dilettante.



La storia in una fotografia
Nel corso della manifestazione venne ucciso Antonio Custra, 25 anni, vicebrigadiere della polizia; sua moglie era all’ottavo mese di gravidanza.
Ma il ragazzo in primo piano nella foto, Giuseppe Memeo, non è l’assassino.
L’identità del colpevole– Mario Ferrandi, detto “Coniglio”, fu scoperta solo 10 anni più tardi, grazie al ritrovamento di altre fotografie, scattate da Antonio Conti, il fotografo appoggiato ad un albero, in secondo piano.
Per 10 anni Conti, parente di Oreste Scalzone, il leader di Autonomia operaia, aveva tenuto il rullino nascosto in casa. Ma nel 1987 il magistrato Guido Salvini osserva la foto e nota, dietro al ragazzo in primo piano, un fotografo di cui non si sa nulla, che viene poi identificato come Antonio Conti : durante una perquisizione in casa sua, Salvini trova, nascosti in un libro, quei negativi che gli consentono – dieci anni dopo – un’esatta ricostruzione dei fatti.
Si segnala a questo proposito il libro di Sergio Bianchi: Storia di una foto, Ed. Derive/Approdi.
Il processo bis
Nel processo-bis ( il primo non aveva individuato il responsabile della morte di Custra ), Ferrandi fu condannato ad una pena di 4 anni, in continuazione con quella per l’omicidio di uno spacciatore eliminato da Prima Linea; Giuseppe Memeo, per concorso morale, a 4 anni, in continuazione con gli omicidi compiuti dai Pac ( Proletari armati per il comunismo); Marco Barbone a due anni, in continuazione con l’omicidio di Walter Tobagi, e Corrado Alunni a 4 mesi, per aver fornito le armi ai manifestanti.
Breve storia di una foto
Il 14 maggio 1977, in via De Amicis, i fotografi dilettanti erano cinque: oltre a Pedrizzetti e Conti, c’erano Paola Sarcini, Dino Fracchia e Marco Bini.
Tutti e cinque furono individuati dagli estremisti di Potere Operaio e minacciati.
Pedrizzetti, per sfuggire ai suoi inseguitori, fu costretto a scappare dalla strada fino all’ultimo piano di un palazzo vicino, ma consegnò ugualmente il rullino alla polizia ed ai giornali.
Ed è suo lo scatto passato alla storia, anche se le fotografie decisive per le indagini furono quelle di Conti.
Pedrizzetti, affermato product manager a Milano e militante del PD, morì con la moglie il 16 dicembre 2013, precipitando dal balcone di casa, mentre sistemava l’albero di Natale.