Le leggi Siccardi

1850 : comincia il cammino contro la sclerosi dello Stato

Mentre un simpatizzante dell’attuale governo elencava le riforme dell’esecutivo nel campo dei diritti civili, ho pensato alle prime riforme “laiche” , le leggi “Siccardi” approvate nel 1850 nello stato che avrebbe guidato, fra compromessi e scontri armati, l’unificazione italiana: il Regno del Piemonte.

Ricordo che, nel corso della prima seduta del Parlamento subalpino, l’ 8 maggio 1848, si accesero subito discussioni sui progetti di legge innovativi: l’abolizione della pena di morte per materia politica e la naturalizzazione degli stranieri e degli italiani non appartenenti allo Stato Sardo, ad esempio.

Le “Leggi Siccardi” – dal nome del ministro di Grazia e Giustizia che le presentò, il 25 febbraio 1850 – prevedevano l’eliminazione di alcuni privilegi tradizionali della Chiesa, incompatibili con lo Statuto Albertino che, nell’articolo 24, affermava l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge.

Le leggi provocarono accese discussioni nella società civile e in Parlamento, soprattutto alla Camera, in cui i deputati alternavano l’italiano a complesse citazioni in latino e a discorsi in francese.

Si distinse l’intervento del deputato Camillo Benso Conte di Cavour (7 marzo 1850), secondo cui le leggi erano indispensabili per intervenire contro la sclerosi dello Stato. “(…) progredite largamente sulla via delle riforme, e non temete che esse siano dichiarate inopportune.

Le riforme

foto dell'obelisco in ricordo delle leggi SiccardiIn concreto, quali erano le riforme che provocavano tanta ostilità negli ambienti ecclesiastici?

Vediamole:

  • l’abolizione del foro ecclesiastico (che risaliva a Giustiniano), in base al quale un membro del clero poteva essere giudicato solo dai tribunali della Chiesa;
  • l’abolizione del diritto d’asilo, che garantiva l’impunità a chiunque avesse commesso un delitto, se andava a rifugiarsi in una chiesa o in un monastero;
  • l’abolizione della “manomorta”, che non prevedeva tasse di successione per i beni immobili ecclesiastici.

Nonostante le violente polemiche a cui ho accennato, le leggi Siccardi furono approvate sia alla Camera (il 9 aprile 1850, a larga maggioranza) che al Senato.

Ma l’approvazione di leggi che riconoscevano maggiori libertà ai cittadini non spense nel Regno le polemiche, tanto che l’arcivescovo di Torino, un ultra conservatore, diremmo oggi, a causa delle sue reiterate proteste venne espulso dal Regno del Piemonte.

A questo punto, i miei lettori potrebbero tentare un elenco delle leggi “laiche”, fino alle unioni civili.

Rimane da trovare, mutata mutandis, un nuovo Cavour

Per saperne di più.

Per saperne di più: lo Statuto Albertino
Lo Statuto Albertino, concesso unilateralmente da re Carlo Alberto il 4 marzo 1848, mantenne comunque l’art.1, secondo cui la religione cattolica, apostolica, romana era la sola religione dello Stato; l’art 28, che confermava il diritto di censura ecclesiastica sulle problematiche a contenuto religioso e l’art 33, in base al quale le alte cariche religiose erano al primo posto fra i cittadini che, a discrezione del sovrano, sarebbero potuto diventare senatori.

 


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